di Daniele Zandonà
Gli ultimi interventi del capo di stato francese risultano sorprendenti e a tratti spiazzanti per l'informazione d'oltralpe. Il presidente neogollista, esponente di un centrodestra liberalista, in un dibattito televisivo svoltosi il 5 febbraio a Tolone, parla di una maggiore redistribuzione dei redditi delle imprese a favore dei lavoratori e non soltanto degli imprenditori; di misure sociali volte a sostenere, dopo anni di favoritismi verso il capitale, il valore della forza lavoro. Siamo sicuramente ancora molto lontani da politiche che si possano definire socialiste in senso stretto, ma almeno nell'ambito delle semplici dichiarazioni, si tratta comunque di una svolta da non sottovalutare.
Effetti della crisi economica mondiale
Il dissesto finanziario esploso nello scorso autunno, che ha bruciato miliardi in ogni parte del mondo e colpito molti risparmiatori, continua a sortire i suoi effetti anche in campo di teorie e politiche economiche. Analogamente alla crisi del 1929, che portò molti sostenitori del liberismo e del capitalismo ad abbracciare un approccio maggiormente regolatore e redistribuitivo, auspicando una maggiore regolazione statale e internazionale dei meccanismi del mercato, tra i quali ricordiamo ad esempio il grande teorico e studioso John Dewey, anche questa crisi, dalle dimensioni e dagli effetti apparentemente molto minori almeno per il momento, ha condotto sin dal suo principio ad un “cambio di rotta” nel pensiero di molti politici ed economisti. La “mano invisibile” del liberismo teorizzata secoli or sono da Adam Smith si è rivelata, per l'ennesima volta, fin troppo manovrabile in senso negativo dalla sregolatezza di un mercato che travalica i confini nazionali e dalla cupidigia di speculatori privi di scrupoli; di fronte al dissesto ecco quindi fiumi di pensatori animare i dibattiti auspicando un maggiore controllo e un ripensamento delle regole che negli ultimi decenni hanno permesso di giungere a questa cataclismatica conclusione. Il capo dell'eliseo non è stato da meno, e già dallo scorso novembre all'assemblea delle nazioni unite dichiarò senza mezzi termini che “Il capitalismo va regolato”. Ora queste recenti affermazioni riguardanti la politica interna, sembrano confermare la direzione intrapresa verso un approccio più attento al sociale di quanto non ci si possa aspettare da un politico di destra.
Reazioni e considerazioni
Il discorso del presidente francese è risultato, agli occhi dell'informazione nazionale, un atto innanzitutto di pragmatismo politico: la tensione negli strati più bassi della popolazione va diffondendosi e anche i sindacati, che si incontreranno con le imprese il 18 febbraio per stabilire una nuova discussione, muovono sul piede di guerra; pertanto tali dichiarazioni hanno anche l'effetto di creare prospettive positive che possano, almeno per ora, tenere sotto controllo l'agitazione. Al di là delle considerazioni da “realpolitik”, resta da dire che almeno nell'ambito delle intenzioni queste esternazioni hanno raccolto riscontri positivi e consensi, anche da parte di editorialisti ed esponenti della stampa più vicina alla sinistra. Resta per tutti quindi l'attesa delle concrete misure dei prossimi mesi, per verificare se davvero la politica economica del centrodestra abbia intrapreso una storica svolta.
Continua...
Il dissesto finanziario esploso nello scorso autunno, che ha bruciato miliardi in ogni parte del mondo e colpito molti risparmiatori, continua a sortire i suoi effetti anche in campo di teorie e politiche economiche. Analogamente alla crisi del 1929, che portò molti sostenitori del liberismo e del capitalismo ad abbracciare un approccio maggiormente regolatore e redistribuitivo, auspicando una maggiore regolazione statale e internazionale dei meccanismi del mercato, tra i quali ricordiamo ad esempio il grande teorico e studioso John Dewey, anche questa crisi, dalle dimensioni e dagli effetti apparentemente molto minori almeno per il momento, ha condotto sin dal suo principio ad un “cambio di rotta” nel pensiero di molti politici ed economisti. La “mano invisibile” del liberismo teorizzata secoli or sono da Adam Smith si è rivelata, per l'ennesima volta, fin troppo manovrabile in senso negativo dalla sregolatezza di un mercato che travalica i confini nazionali e dalla cupidigia di speculatori privi di scrupoli; di fronte al dissesto ecco quindi fiumi di pensatori animare i dibattiti auspicando un maggiore controllo e un ripensamento delle regole che negli ultimi decenni hanno permesso di giungere a questa cataclismatica conclusione. Il capo dell'eliseo non è stato da meno, e già dallo scorso novembre all'assemblea delle nazioni unite dichiarò senza mezzi termini che “Il capitalismo va regolato”. Ora queste recenti affermazioni riguardanti la politica interna, sembrano confermare la direzione intrapresa verso un approccio più attento al sociale di quanto non ci si possa aspettare da un politico di destra.
Reazioni e considerazioni
Il discorso del presidente francese è risultato, agli occhi dell'informazione nazionale, un atto innanzitutto di pragmatismo politico: la tensione negli strati più bassi della popolazione va diffondendosi e anche i sindacati, che si incontreranno con le imprese il 18 febbraio per stabilire una nuova discussione, muovono sul piede di guerra; pertanto tali dichiarazioni hanno anche l'effetto di creare prospettive positive che possano, almeno per ora, tenere sotto controllo l'agitazione. Al di là delle considerazioni da “realpolitik”, resta da dire che almeno nell'ambito delle intenzioni queste esternazioni hanno raccolto riscontri positivi e consensi, anche da parte di editorialisti ed esponenti della stampa più vicina alla sinistra. Resta per tutti quindi l'attesa delle concrete misure dei prossimi mesi, per verificare se davvero la politica economica del centrodestra abbia intrapreso una storica svolta.