mercoledì 26 novembre 2008

Occupati o preoccupati? Precari e in nero, ecco i nuovi lavoratori italiani



di Alessio Liverziani
Precarietà e lavoro nero, questi i tratti distintivi del sistema occupazionale italiano. A rivelarlo è l’ultimo rapporto Isfol, il volume che da quasi 30 anni fotografa processi e dinamiche del mondo dell’occupazione e della formazione. Il Documento evidenzia il gap del nostro Paese rispetto agli altri dell’Unione: l’occupazione nazionale si attesta al 58,7%, un tasso inferiore di quasi sette punti percentuali rispetto alla media Ue (65,4%).


Aumenta il lavoro, ma precario

Tutto questo nonostante il numero degli occupati sia in crescita, arrivando a toccare quota 23 milioni e 222mila, massimo storico dal 1992. Anche se, spiegano dall'Isfol, si tratta di un aumento contenuto rispetto al passato (+1% nel 2007 contro il +1,7% del 2006), dovuto alla crescita dei lavoratori stranieri (+154mila unità, pari ai 2/3 dell'aumento degli occupati nel 2007 rispetto al 2006) e frutto soprattutto di una contrazione dell'occupazione a tempo pieno e di una straordinaria crescita dell'occupazione a tempo parziale e flessibile. Una brutta copia della ‘flexicurity’ danese quella adottata in Italia che, invece di rendere il mercato del lavoro flessibile assicurando al contempo una forte protezione sociale ai lavoratori precari, ha portato solo all’aumento dell’insicurezza per il futuro, causando quell'effetto ‘scoraggiamento’ che ha spinto molti lavoratori, soprattutto donne, nell'area dell'inattività.

Lavoro nero al Sud

Ma il dato allarmante che emerge dal Rapporto è un altro: un milione e 480mila uomini lavorano in nero. Sono prevalentemente meridionali, ultra 30enni, con cultura medio bassa, impiegati nel settore dei servizi, e rappresentano il 58,4% dell'occupazione sommersa e irregolare totale. In 3 casi su 4, manca proprio il contratto, mentre nella restante fetta di percentuale, il pezzo di carta scritto c'è, ma non prevede orari, contributi o mensilità aggiuntive.Un altro duro colpo per il Mezzogiorno, che già vanta un tasso di disoccupazione dell'11%, quasi doppio rispetto alla media nazionale (6,1%).


La speranza

L’Isfol prevede scenari migliori per il prossimo triennio, con un aumento dell'occupazione stimato intorno al 5%, pari a circa 1 milione e 200mila unità. Gli aumenti più consistenti (oltre 500mila unità) si avranno tra i colletti bianchi (+8,7% per le professioni a elevata specializzazione e +5,5 per quelle tecniche) e tra le qualifiche più basse (+13,5%, pari a circa 400mila nuovi posti di lavoro), a conferma del processo di polarizzazione delle professioni sospinto, soprattutto, da progresso tecnologico e immigrazione.

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