giovedì 27 novembre 2008

India: le caste più forti di ogni legge. Quando l'uguaglianza è un'utopia


di Veronica Adriani

Aveva 15 anni: è stato bloccato da sei uomini, picchiato, rasato, trascinato per strada e gettato sotto un treno in corsa, di fronte ad un agente di polizia e soprattutto alla madre, entrambi impotenti. E’ successo giovedì scorso a Patna, villaggio dell’India nord-orientale. Cosa aveva fatto Manish Kumar per meritare una fine così straziante? Aveva scritto una lettera d’amore ad una ragazza, Dalit come lui, ma appartenente ad una sotto-casta superiore. Perché se formalmente dal 1950 la Costituzione Indiana sancisce l’uguaglianza di tutti gli uomini sotto il profilo sociale, religioso, sessuale e politico, la realtà racconta di una società rigidamente strutturata in caste, con tutto ciò che ne consegue, ovvero una continua violazione dei diritti fondamentali dell’uomo. In questo momento in cui l’India è su tutte le nostre prime pagine per aver versato del sangue occidentale, noi vogliamo raccontare del sangue di Manish, del sangue degli intoccabili, sparso in continuazione e senza pietà nella totale indifferenza dei media.


Le caste: una stratificazione sociale lunga quattro millenni

Introdotta dagli Indo-iranici nel secondo millennio a.C. al solo scopo di soggiogare le popolazioni indigene, la divisione della società in quattro Varna (brahmani o sacerdoti, kshatrya o guerrieri, vaishya o mercanti /artigiani e shudra o servi) ha da sempre regolato, in India, i rapporti tra gli individui a qualsiasi livello. L’esclusione dei Dalit, meglio conosciuti come Intoccabili nel mondo occidentale, da questa classificazione, è altrettanto socialmente accettata e condivisa. Allo stesso modo lo sono l’endogamìa, la cristallizzazione dei ruoli lavorativi, l’interdizione dei contatti tra individui di casta diversa e il rispetto delle gerarchie, anche nelle sotto-caste.

Riforme dall’alto e proteste dal basso

La necessità di intervenire attivamente per limitare episodi come quello di giovedì scorso è da tempo piuttosto sentita. Nel 1989 è stato stipulato il Prevention of Atrocities Act per salvaguardare i Dalit dalle violenze commesse ai loro danni specialmente nelle zone rurali, dove si concentrano i due terzi della popolazione indiana. Solo nel 2005 si sono registrati 100.000 casi di violenza (riduzione in schiavitù, stupro, omicidio) sugli Intoccabili. Nel 2006, a seguito di un atto vandalico ai danni della statua del leader Dalit Bhimrao Ramji Ambedkar, sono scoppiate numerose proteste in tutto il Paese, proteste che si sono protratte fino al 30 dicembre 2007, data della marcia di ventimila Dalit che si è tenuta nelle strade di New Delhi, definita “marcia degli Intoccabili”.

Nonostante ciò e nonostante le quote riservate ai Dalit nelle amministrazioni pubbliche, nonostante l’ Uttar Pradesh sia da tempo nelle mani di un Primo Ministro Dalit, ancora le discriminazioni sociali nelle scuole, nel pubblico impiego e nelle Università sono forti. La scarsità di posti riservati rispetto alla grande quantità di aventi diritto, l’incessante processo di privatizzazione dell’istruzione, l’assenza di giustizia nei crimini di cui i Dalit sono fatti vittima, ostacolano una normalizzazione della società che non può che considerarsi, questa sì, davvero intoccabile.

Nessun commento: