venerdì 21 novembre 2008

La nuova Russia: Medveved prepara lo scacco a Putin.Quando l’allievo si libera del maestro.


di Riccardo Rapezzi

Inizia a farsi sempre più concreta l’idea di una possibile spaccatura nell’asse Medveved-Putin. Lo dimostrano una serie di decisioni, provvedimenti e quindi probabili disegni politici dell’attuale presidente della Federazione russa. Dmitrij Medveved è diventato capo dello stato lo scorso maggio dopo due successivi mandati del suo mentore Vladimir Putin, nominato premier lo stesso giorno del suo insediamento, determinando una struttura politica costituita da un tandem, apparentemente, inossidabile. Ma a distanza di pochi mesi la rottura è alle porte e va a delinearsi uno scenario politico nel quale Putin sembra non condividere molte delle decisioni del suo presidente, mentre quest’ultimo, prolungando il proprio mandato a sei anni, sta procedendo con una graduale scrematura della squadra dei putiniani a capo dei territori della federazione russa, giustificando il proprio operato con la lotta alla corruzione.
La ‘decimazione’ dei putiniani
L’Inguscezia è una delle 21 repubbliche del territorio russo e ha da poco visto dimettersi il suo presidente Murat Zjazikov per lasciare il posto a Junus-Bek Evkurov Un turnover assolutamente singolare se si pensa alla rapidità con la quale sia avvenuto: non è stata neanche considerata la procedura che prevede, secondo la legge, la presentazione di almeno due candidati alla presidenza della repubblica. Il Cremlino aveva fretta di affidare il paese nelle mani del generale del GRU, uno degli uomini di Medvedev. Stessa sorte per il presidente Mustafa Batdyev in Karačaevo-Circassia sostituito da Boris Èzbeev, secondo un progetto del capo di stato russo. Il prossimo a cadere, invece, dovrebbe essere il governatore di Orel, Egor Storev: per lui come per altri uomini della sua squadra sono state avviate delle procedure penali per fatti di corruzione. Un tema centrale in questo walzer di presidenti, un pretesto per eliminare gli uomini di Putin, tanto che anche Evkurov appena eletto in Inguscezia ha parlato di “lotta alla corruzione” come primo obiettivo della nuova presidenza.

Il “battibecco” sul protezionismo
Non solo ambigui progetti politici, ma anche dissidi verbali pubblici. L’ultimo botta e risposta tra capo di stato e premier è in occasione del summit G20, tenutosi a Washington lo scorso 15 novembre. Tra le più importanti decisioni prese dai leader internazionali si evidenzia il rifiuto del protezionismo: orientamento politico-economico condiviso da Medvedev e, naturalmente, messo in dubbio da Putin. Il premier ha infatti sottolineato che: “la Russia rispetterà le decisioni del summit G20, ma continuerà ad appoggiare misure per la difesa degli interessi nazionali. Come è noto le misure protezionistiche a sostegno dell’economia rappresentano una parte importante del pacchetto russo di azioni anti-crisi”. Uno ‘scontro’, quindi, aperto su più fronti.
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