sabato 29 novembre 2008

USA: la crisi finanziaria investe l’industria automobilistica. Le “Big Three” a un passo dal fallimento


di Riccardo Rapezzi

Un aiuto immediato per evitare il collasso. E’ l’appello dei tre colossi automobilistici di Detroit, General Motors, Ford e Chrysler che, ormai in ginocchio, sperano in un copioso finanziamento da parte dello Stato. Al momento però la richiesta sembra non avere seguito, Obama non intende “firmare alcun assegno in bianco”: reputa il settore automobilistico fondamentale per l’economia statunitense, ma responsabile anche del futuro lavorativo di oltre tre milioni di americani. Il problema infatti non ruota solo intorno alle cosiddette Big Three, ma tocca anche imprese e fornitori che costituiscono parte integrante dell’industria automobilistica americana. Insomma, la Casa Bianca si aspetta un piano di recupero valido e dettagliato, solo da quel momento in poi si potrà parlare di denaro. La soluzione sembra comunque risiedere nell’eco sostenibilità che coinvolge, grazie alla produzione di alcuni modelli, tutte e tre le aziende.

La concorrenza giapponese
Un collasso dunque alle porte, che in qualche modo ci si aspettava da 30 anni. A sottolinearlo è “Il Sole 24” che ha sintetizzato le cause di questo crollo finanziario: il primo segnale di allarme risale agli anni ‘60 con il prepotente ingresso del Giappone nel mercato dei motori, con le sue auto economiche e di qualità, costringendo le aziende statunitensi ad abbassare bruscamente i prezzi per fronteggiare la concorrenza. Ciò ha poi determinato una notevole riduzione produttiva e quindi una successiva impennata dei costi. Se poi si tiene conto degli ulteriori oneri, come pensione e spese sanitarie, a loro carico (quando invece in Europa e in Giappone spettano allo Stato) ecco giustificata, in poche righe, la voragine nelle casse delle Big Three.
Sensibilizzare l’opinione pubblica per convincere Washington
Intanto, in attesa di un responso che vale 25 miliardi di dollari, le tre case automobilistiche puntano sulla sensibilizzazione dei cittadini. Ha aperto le danze GM con un eloquente video on-line in cui si mostrano le conseguenze, imminenti, di un mancato contributo da parte dello Stato: da un lato un marchio che scompare, dall’altro una dilagante disoccupazione. Una “maratona” che, per ora, non conosce soste, e che ha coinvolto per la prossima iniziativa anche Ford (l’unica in grado di resistere ancora per tutto il 2009) e Chrysler. L’obiettivo e una manifestazione ecologica, a Washington, in cui si raduneranno tutte le vetture che vantano basse emissioni di anidrite carbonica, dimostrando così che l’intervento economico dello Stato sarà fondamentale anche per lo sviluppo di questo importante ramo dell’industria automobilistica.

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