lunedì 10 novembre 2008

In Sudan i giornalisti fanno lo sciopero della fame


di Denise Nannini

In Sudan oltre 150 giornalisti hanno iniziato uno sciopero della fame per protestare contro al censura. Per lo stesso motivo tre quotidiani indipendenti hanno deciso di sospendere temporaneamente le pubblicazioni. La Costituzione provvisoria sudanese garantisce la libertà di stampa ma la censura è una pratica quotidiana e i funzionari dei servizi di sicurezza sudanesi controllano quotidianamente le edizioni dei giornali: i direttori che si rifiutino di ritirare gli articoli ritenuti impubblicabili rischiano il sequestro del giornale. In particolare, sottoposti a censura sarebbero tutti gli articoli che trattano della difesa dei Diritti umani, della corruzione, delle accuse lanciate dalla Corte Penale Internazionale contro il presidente sudanese Omar al Bashir e della situazione nel Darfur..


Un breve quadro generale

Il Sudan è il più grande Stato del continente africano. Attualmente è una Repubblica presidenziale retta però da una giunta militare. Ciò non sorprende pensando al fatto che fin dall'indipendenza dal Regno Unito, proclamata dal Parlamento nel dicembre 1955 ed ottenuta nel 1956, la politica interna è da sempre dominata da regimi militari. Il conflitto tra il Nord del Paese prevalentemente arabo e il Sud cristiano animista è alimentato da una guerra civile che dura da più di 40 anni. Nel giugno del 2002, con la collaborazione delle Nazioni Unite, iniziarono delle trattative di pace tra il governo sudanese e il Sudan People's Liberation Movement/Army (SPLM/A), principale gruppo ribelle del Sud. Uno degli accordi fu la concessione di maggiore indipendenza al Sud del Paese e l'autodeterminazione dello stesso tramite un referendum. Nonostante si parli poco, o meglio non abbastanza spesso, degli eventi che avvengono in questa zona del Mondo, la situazione è estremamente “difficile” tanto che nel 2004, la Comunità Internazionale l’ha definita "la più grave situazione umanitaria esistente".


Il Darfur

Infatti nonostante il decennale conflitto tra Nord e Sud sembra essere “giunto a conclusione” dopo la firma nel 2005 di un accordo di pace tra il Governo sudanese e il Sudan People's Liberation Army resta aperto il fronte nel Darfur. Allo stato attuale infatti se l'accordo di pace tra Nord e Sud offre un'opportunità storica per imprimere una svolta alla gravissima condizione della popolazione nel Sudan meridionale, in Darfur la fragile tregua siglata ha subito numerosi colpi, portando a condizioni minime di sicurezza.Il lungo conflitto ha causato lo sfollamento di più di 4 milioni di civili, la distruzione delle infrastrutture, anche quelle di base e l'erosione dei prodotti di sussistenza della popolazione, oltre a una grave e diffusa violazione dei diritti umani.Tutto ciò ha acuito la crisi umanitaria della zona, coinvolgendo direttamente un milione e 400 mila bambini, mentre un altro milione e mezzo vivono isolati in comunità rurali completamente tagliate fuori dagli interventi umanitari, e soffrono di malnutrizione, malattie e violenze. Le statistiche reperibili sui più importanti database mondiali rendono bene l’immagine della situazione attuale. La censura contro cui stanno combattendo i giornalisti sudansi vorrebbe impedire di far circolare anche questo tipo di informazioni.

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