venerdì 7 novembre 2008

L'ONU dice ancora no al blocco contro Cuba

di Gianni Galleri


Sono diciassette anni che l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite si pronuncia contro l'embargo degli Stati Uniti verso Cuba. Anche quest'anno il verdetto è stato lo stesso. 185 nazioni di tutto il mondo, di tutti gli orientamenti politici, di tutte le religioni, di tutte culture hanno votato affinché quello che i cubani chiamano il bloqueo, venga palesato per quello che è, ovvero un'aperta violazione del diritto internazionale.


Israele e tre atolli
Due Stati si sono nascosti dietro l'ombrello di Washington e hanno detto ancora che no: il blocco economico verso Cuba non è vergognoso: Israele e Palau. Per chi non lo sapesse
Palau è uno Stato di neanche ventimila abitanti poco sopra l'Indonesia. Il rapporto di Israele con il diritto internazionale invece è cosa tristemente nota a tutti. Oltre a questi voti contrari non si sono pronunciati, astenendosi, la Micronesia e le Isole Marshall.
Il dato che emerge chiaro e lampante da questa votazione è che ormai il mondo non è più disposto a tollerare questa ingiustizia. Gli Stati Uniti dal canto loro continuano ad ignorare il pronunciamento dell'Assemblea, ma il mondo la pensa in maniera diversa. Dall'Argentina, al Canada, dall'Australia, alla Russia, passando per Giappone, per i Paesi dell'Africa, dell'America Latina, dell'Europa e dell'Asia. Si sono pronunciati contro anche i Paesi che tradizionalmente hanno una politica estera identica a quella degli Usa.


Cambia il vento e infuria la bufera
Il vento sembra cambiato verso la Habana. Il quasi cinquantennale embargo che ha impoverito e continua ad impoverire l'Isola della Revolucion è ancora una volta smascherato per quello che è: la branca economica di una guerra non dichiarata di più ampia portata, che ha causato dal '59 ad oggi, più di tremila morti, che è costata la vita a tanti innocenti e che oggi costa la libertà a Cinque agenti segreti cubani. Proprio il mese di Ottobre ha segnato la fine del perioso mobilitazioni mondiale in solidarietà con questi prigionieri politici, che in Italia è stato contraddistinto da diverse iniziative, fra cui un sit-in sotto l'Ambasciata degli Stati Uniti e un concerto a Roma per sensibilizzare e far conoscere un caso che i grandi media ignorano. Dopo essere stata attraversata da due uragani devastanti (che grazie all'organizzazione della protezione civile non hanno fatto vittime) che le televisioni e i giornali italiani hanno visto bene di ignorare, per Cuba si potrebbe aprire un nuovo capitolo, Obama permettendo.

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