sabato 5 luglio 2008

Il caso Rete 4 / Europa 7: alle radici di una storia italiana (I parte)

di Daniele Zandonà

Tra le armi a doppio taglio del mondo dell'informazione c'è quello dell'attualità: quello stesso concetto che ci fa stare sempre sul nuovo, ci porta a volte a dimenticare o a non osservare con la giusta attenzione la storie sviluppatesi in lunghi processi che hanno portato a complicate situazioni attuali, la cui chiave di lettura può trovarsi proprio nel suo svolgimento storico. Questa vicenda è una di quelle, una storia italiana di cui andiamo a rileggere i vari avvenimenti, dati alla mano, cercando di capirne qualcosa di più.

Gli anni 80

La storia comincia nel 1984, quando Berlusconi, imprenditore e non ancora politico, già proprietario delle attuali Canale5 e Italia1, acquista anche Rete4; le sue tv iniziano a trasmettere contemporaneamente a livello nazionale tramite una semplice tecnica che consisteva nel mandare in onda dalle varie stazioni locali allo stesso orario, la stessa videocassetta con un programma registrato. La legislazione vigente all'epoca, però, consentiva la trasmissione a livello nazionale soltanto alla Rai, e inizia ad esser notata da vari pretori questa inadempienza. Fortunatamente per l'imprenditore milanese, a suo sostegno arriva il governo Craxi, che consente alla fininvest di continuare a trasmettere provvisoriamente a livello nazionale. Si arriva così al 1990, quando la legge Mammì che regolarizza la situazione esistente, in attesa di una nuova legge nazionale che disciplini definitivamente l'assegnazione delle frequenze, da promulgare entro 3 anni.

Gli anni 90

Il decennio successivo sembra segnato ancora dal provvisorio e dall'indeterminatezza. Tanto per cominciare nel 1993 un decreto legge proroga di altri 3 anni il termine fissato dalla legge Mammì. Ma nel 1994, la stessa legge Mammì viene dichiarata illeggittima in uno dei suoi articoli dalla Corte Costituzionale; la sentenza è motivata dal fatto che la Costituzione prevede il pluralismo dell'informazione, senza la formazione di posizioni dominanti, posizione invece assunta da Berlusconi con le sue 3 reti private. Secondo le decisioni della Corte, dunque, Berlusconi dovrà cedere Rete4, ma resta comunque valido il limite fissato l'anno precedente, ovvero di rimandare al 1996 la scelta del legislativo sul limite di reti che è possibile possedere da ogni privato. La legge arriva nel 1997, il limite viene fissato al 20% della totalità delle reti nazionali: per Berlusconi dunque Rete4 è di troppo; ma la stessa legge determina che la rete in esubero (la stessa Rete4) possa continuare le trasmissioni in regime transitorio, fino a quando non sarà stabilito dall'Authority per le Comunicazioni. Inoltre da quel momento (ma tale momento non viene deciso dalla legge ma rimandato alla stessa Authority), tale rete dovrà trasmettere soltanto via satellite o via cavo. La situazione rimane in sospeso così per qualche anno. Nel frattempo, nel 1999, Francesco Di Stefano, proprietario di Europa7, vince una gara finalizzata al rilascio delle nuove concessioni televisive nazionali; non gli vengono però ancora assegnate delle frequenze, ancora occupate transitoriamente da Rete4. Il decennio successivo vedrà dunque un inaspettato susseguirsi di sentenze e decreti che animeranno l'infuocato scontro tra queste due reti per poter trasmettere a livello nazionale.

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