di Dario Abballe
Continua il nostro Speciale Tibet, e stavolta per avere una visione più ampio del quadro socio-politico di quanto sta accadendo tra Cina e Tibet, Sferalab è andata a sentire una voce di chi vede e vive la Cina dal suo interno quotidianamente. Alice Mariani, laureanda in Lingue orientali, in Cina per motivi di studio, ci ha offerto il suo sguardo da una posizione privilegiata rispetto alla nostra, con una interessante panoramica su pregi, difetti, virtù e contraddizioni di un paese in continua ascesa economica.
Come viene vissuta la questione Tibet in Cina dai cinesi, da chi si trova li per lavoro o come te per studio e quali conseguenze (se ci sono state) avete subito?
Facendo un esempio a noi vicino è possibile paragonare la secessione del Tibet a quella invocata dalla Lega per la Padania, essendo una regione autonoma nell’amministrazione, ma sempre nelterritorio cinese. Il Tibet, prima di essere dichiarato Repubblica, era strettamente controllato da un’oligarchia; certamente la dittatura maoista ha portato distruzioni e stragi, ma non è stato un fenomeno isolato del Tibet, in quanto è stato coinvolto tutto il paese. Durante la Rivoluzione Culturale (1966-1976) nacquero le cosiddette Guardie Rosse: bande formate da giovani esaltati presentati come “protettori del comunismo”, che non esitavano a eliminare qualsiasi cosa venisse considerata di destra, capitalista: dai libri (era ammesso esclusivamente il libretto rosso), alle chiese, all’identità personale. Quello che però non si dice è che i cinesi hanno portato anche benefici in Tibet, come le strade, la diffusione delle scuole. Per comprendere quanto sta accadendo si deve considerare la forte identità nazionale cinese, essendo questa un paese unito, nonostante i periodi di frazionamento interno, dal 221 a.C. Quindi, secondo me, l’idea dell’indipendenza del Tibet è utopia. La maggior parte dei cinesi è all’oscuro di ciò che avviene realmente in Tibet, sanno che ci sono state perdite, ma solo dalla parte tibetana, e se ci sono stati morti cinesi, i numeri vengono sempre minimizzati. Attualmente noi stranieri non abbiamo subito conseguenze gravose, tolto la questione visti: adesso, per il binomio Tibet-Olimpiadi, è diventato piuttosto difficile avere un visto per rimanere in Cina. Il che è anche giusto: in qualsiasi altro paese non puoi restare più di un mese se non hai un contratto di lavoro o sei iscritto all’università (sempre parlando di persone in regola, non clandestini), mentre in Cina in generale c’è più libertà. Queste nuove regole, che ricambieranno di nuovo appena dopo le Olimpiadi, servono anche ad evitare l’ingresso di tutti quegli occidentali che vengono in Cina per fare soldi “in nero”, magari non pagando le tasse.
È realmente come i media occidentali riportano le notizie offrendo una visione schierata a favore della causa tibetana, o c’è dell’altro, del non detto?
Penso che la Cina adesso sia vista come un mostro, che inquina, esporta prodotti tossici o non conformi alle leggi, compie stragi, ma bisogna fare delle considerazioni. Innanzitutto bisogna tenere presente che questo paese si è sviluppato soltanto negli ultimi 20 anni, e ricorda da vicino gli anni del boom economico italiano (1950-1960). Tutta l’attenzione e il rispetto della causa ambientale che c’è adesso in Italia (dalle targhe alterne alle auto euro 4, passando per le domeniche ecologiche), prima non esisteva. Ed è la stessa cosa in Cina. È una nazione che si sta sviluppando, ma che non ha raggiunto ancora un equilibrio, eppure si possono trovare iniziative inesistenti in Italia, ad esempio i supermercati offrono una cassa prioritaria per chi usa delle buste in tessuto anziché di plastica, per evitare sprechi e per non sporcare. Il rovescio della medaglia sta nella sporcizia delle strade e nello smoderato inquinamento causato dal traffico.
Per quanto riguarda l’invasione dei mercati di prodotti cinesi, questo è dovuto all’aggressività cinese ma anche alla passività degli italiani. Quelli che vogliono fare i soldi vengono a produrre in Cina, arricchendo se stessi ma distruggendo l’economia italiana, e comunque nessuno ha ancora cercato di trovarsi un posto di un certo livello nel mercato cinese.
Ci sono altri aspetti negativi che fanno da contraltare a questa crescita inarrestabile?
In Cina i due grossi problemi sono la mancanza di diritti umani e la libertà di espressione. Non è possibile che il governo filtri le notizie e decida che cosa la popolazione deve sapere e che cosa no; non gli permette di avere un’idea propria: sui libri di storia si trova ancora scritto che Mao ha liberato i cinesi! Siamo nel 2008, è impensabile perseguitare le persone perché hanno opinioni diverse, condivise attraverso i blog, e sbatterle in galera.
Ora è tornato di moda il Tibet, e tutti i media hanno scatenato un vespaio. Due mesi fa c’era la Birmania, adesso il Tibet. Qualcuno seguita ad interessarsi di che sta succedendo in Myanmar?No. Non è possibile riconoscere prima i confini della Cina e poi sostenere una sua Regione se chiede l’indipendenza; ugualmente è inammissibile concedere prima le Olimpiadi per poi scatenare un putiferio mediatico e non per l’inquinamento o i diritti umani. Se queste cose non andavano bene, ci si doveva riflettere da tempo, non due mesi prima dell’inizio dei Giochi.
Penso che, anche se non sono giuste tutte le stragi che stanno compiendo i cinesi a danno di innocenti, così non è nemmeno giusto che il mondo ipocritamente si metta in mezzo a degli affari che non li riguardano.
Puoi dirci come il governo cinese ha giustificato l’oscuramento di Youtube tornando così ad usare la censura preventiva su un canale comunicativo tanto importante come Internet? Come giudichi questa decisione e ci sono altri casi di censura?
Il governo cinese non ha bisogno di giustificare: passa direttamente ai fatti; anche perché, che motivazioni potrebbe addurre? Non può dire apertamente che i media sono sottoposti ad un filtraggio preventivo, sarebbe una mossa suicida. Inoltre i cinesi che si servono di siti stranieri sono una ristrettissima minoranza, perlopiù usano i corrispettivi: Tudou al posto di Youtube, Taoban al posto di Ebay etc etc. Noi per accederci usiamo i server anonimi, però c’è bisogno di un minimo di esperienza e di conoscenza informatica, cosa che in pochissimi hanno.
Ultimamente poi stanno facendo della censura “random”, nel senso che un giorno bloccano Youtube, poi magari un altro sbloccano Wikipedia (che in Cina è sempre stata bloccata, perlomeno dal 2005), e non permettono l’accesso alla posta Hotmail. È una cosa vergognosa, non c’è altro da dire, speriamo che la situazione cambi presto.
Facendo un esempio a noi vicino è possibile paragonare la secessione del Tibet a quella invocata dalla Lega per la Padania, essendo una regione autonoma nell’amministrazione, ma sempre nelterritorio cinese. Il Tibet, prima di essere dichiarato Repubblica, era strettamente controllato da un’oligarchia; certamente la dittatura maoista ha portato distruzioni e stragi, ma non è stato un fenomeno isolato del Tibet, in quanto è stato coinvolto tutto il paese. Durante la Rivoluzione Culturale (1966-1976) nacquero le cosiddette Guardie Rosse: bande formate da giovani esaltati presentati come “protettori del comunismo”, che non esitavano a eliminare qualsiasi cosa venisse considerata di destra, capitalista: dai libri (era ammesso esclusivamente il libretto rosso), alle chiese, all’identità personale. Quello che però non si dice è che i cinesi hanno portato anche benefici in Tibet, come le strade, la diffusione delle scuole. Per comprendere quanto sta accadendo si deve considerare la forte identità nazionale cinese, essendo questa un paese unito, nonostante i periodi di frazionamento interno, dal 221 a.C. Quindi, secondo me, l’idea dell’indipendenza del Tibet è utopia. La maggior parte dei cinesi è all’oscuro di ciò che avviene realmente in Tibet, sanno che ci sono state perdite, ma solo dalla parte tibetana, e se ci sono stati morti cinesi, i numeri vengono sempre minimizzati. Attualmente noi stranieri non abbiamo subito conseguenze gravose, tolto la questione visti: adesso, per il binomio Tibet-Olimpiadi, è diventato piuttosto difficile avere un visto per rimanere in Cina. Il che è anche giusto: in qualsiasi altro paese non puoi restare più di un mese se non hai un contratto di lavoro o sei iscritto all’università (sempre parlando di persone in regola, non clandestini), mentre in Cina in generale c’è più libertà. Queste nuove regole, che ricambieranno di nuovo appena dopo le Olimpiadi, servono anche ad evitare l’ingresso di tutti quegli occidentali che vengono in Cina per fare soldi “in nero”, magari non pagando le tasse.
È realmente come i media occidentali riportano le notizie offrendo una visione schierata a favore della causa tibetana, o c’è dell’altro, del non detto?
Penso che la Cina adesso sia vista come un mostro, che inquina, esporta prodotti tossici o non conformi alle leggi, compie stragi, ma bisogna fare delle considerazioni. Innanzitutto bisogna tenere presente che questo paese si è sviluppato soltanto negli ultimi 20 anni, e ricorda da vicino gli anni del boom economico italiano (1950-1960). Tutta l’attenzione e il rispetto della causa ambientale che c’è adesso in Italia (dalle targhe alterne alle auto euro 4, passando per le domeniche ecologiche), prima non esisteva. Ed è la stessa cosa in Cina. È una nazione che si sta sviluppando, ma che non ha raggiunto ancora un equilibrio, eppure si possono trovare iniziative inesistenti in Italia, ad esempio i supermercati offrono una cassa prioritaria per chi usa delle buste in tessuto anziché di plastica, per evitare sprechi e per non sporcare. Il rovescio della medaglia sta nella sporcizia delle strade e nello smoderato inquinamento causato dal traffico.
Per quanto riguarda l’invasione dei mercati di prodotti cinesi, questo è dovuto all’aggressività cinese ma anche alla passività degli italiani. Quelli che vogliono fare i soldi vengono a produrre in Cina, arricchendo se stessi ma distruggendo l’economia italiana, e comunque nessuno ha ancora cercato di trovarsi un posto di un certo livello nel mercato cinese.
Ci sono altri aspetti negativi che fanno da contraltare a questa crescita inarrestabile?
In Cina i due grossi problemi sono la mancanza di diritti umani e la libertà di espressione. Non è possibile che il governo filtri le notizie e decida che cosa la popolazione deve sapere e che cosa no; non gli permette di avere un’idea propria: sui libri di storia si trova ancora scritto che Mao ha liberato i cinesi! Siamo nel 2008, è impensabile perseguitare le persone perché hanno opinioni diverse, condivise attraverso i blog, e sbatterle in galera.
Ora è tornato di moda il Tibet, e tutti i media hanno scatenato un vespaio. Due mesi fa c’era la Birmania, adesso il Tibet. Qualcuno seguita ad interessarsi di che sta succedendo in Myanmar?No. Non è possibile riconoscere prima i confini della Cina e poi sostenere una sua Regione se chiede l’indipendenza; ugualmente è inammissibile concedere prima le Olimpiadi per poi scatenare un putiferio mediatico e non per l’inquinamento o i diritti umani. Se queste cose non andavano bene, ci si doveva riflettere da tempo, non due mesi prima dell’inizio dei Giochi.
Penso che, anche se non sono giuste tutte le stragi che stanno compiendo i cinesi a danno di innocenti, così non è nemmeno giusto che il mondo ipocritamente si metta in mezzo a degli affari che non li riguardano.
Puoi dirci come il governo cinese ha giustificato l’oscuramento di Youtube tornando così ad usare la censura preventiva su un canale comunicativo tanto importante come Internet? Come giudichi questa decisione e ci sono altri casi di censura?
Il governo cinese non ha bisogno di giustificare: passa direttamente ai fatti; anche perché, che motivazioni potrebbe addurre? Non può dire apertamente che i media sono sottoposti ad un filtraggio preventivo, sarebbe una mossa suicida. Inoltre i cinesi che si servono di siti stranieri sono una ristrettissima minoranza, perlopiù usano i corrispettivi: Tudou al posto di Youtube, Taoban al posto di Ebay etc etc. Noi per accederci usiamo i server anonimi, però c’è bisogno di un minimo di esperienza e di conoscenza informatica, cosa che in pochissimi hanno.
Ultimamente poi stanno facendo della censura “random”, nel senso che un giorno bloccano Youtube, poi magari un altro sbloccano Wikipedia (che in Cina è sempre stata bloccata, perlomeno dal 2005), e non permettono l’accesso alla posta Hotmail. È una cosa vergognosa, non c’è altro da dire, speriamo che la situazione cambi presto.
7 commenti:
Gentilissima Dottoressa Mariani, Ho letto con molto interesse la sua intervista. Come giustamente Hegel osserva, la verità è indivisibile ed ogni dibattito deve avere come obbiettivo il raggiungimento della verità. Quindi prendo la libertà di sottoporle alcuni quesiti.
Riguardo il paragone tra la Padania ed il Tibet, è Lei al corrente della storia Tibetana da Songtsen Gampo, all’accordo del 821 tra i due paesi (Cina e Tibet), il periodo del protettorato Mongolo (anche sulla Cina), l’influenza cinese dal 1700 in poi ed il Tibet indipendente con propria moneta, poste, ministri ed esercito dal 1911 al 1949 ? Trova veramente corretto il paragone tra Padania e Tibet ?
E’ Lei proprio convinta che ciò che succede in Cina oggi è comparabile al boom economico Italiano degli anni ’60 ? Io ho 56 anni ed ero molto piccolo allora ma non mi risulta che l’ambiente e l’uomo erano sfruttati a tal punto in Italia come in Cina oggi, dove tutto è permesso nel nome del nuovo dio: il Profitto. Quindi, in nome dell’utile e del lucro, è lecito inquinare le terre, i fiumi (Yangtse e Shongua), i mari e guadagnare sulla vendita del sangue alle multinazionali farmaceutiche (vedi Il Corriere della Sera, 10.4.2006). è anche “normale”, quindi, sfruttare i lavoratori ed i minatori (decine di migliaia di morti nelle miniere all’anno) ed obbligare le loro mogli ad abortire, persino al nono mese di gravidanza, in obbedienza alla pianificazione familiare obbligatoria. Inoltre non credo che noi ammazzavamo fino a diecimila persone all’anno per poi venderne gli organi con alti profitti, o sbaglio ?
Per quanto concerne l’invasione dei mercati dai prodotti cinesi, sa Lei cosa sono i Laogai ? Sa Lei perchè il costo del lavoro in Cina è 5% del costo del lavoro in Europa ? Si rende conto che la tanto decantata competitività cinese, tanto cara al “mercato libero”, viene principalmente dallo sfruttamento umano ? Sa Lei che lo stesso ministro della pubblica sicurezza Zhou Yongkhang ha confermato che solo nel 2005 vi sono stati ben 87,000 casi di rivolte popolari in Cina ? Tutte represse con la forza per continuare lo sfruttamento del popolo a vantaggio del regime comunista e di numerose multinazionali che investono o producono in Cina
E’ Lei al corrente del fatto che la comunità internazionale non ha mai accettato l’annessione del Tibet alla Cina e che le Nazioni Unite hanno approvato ben tre risoluzioni per la pace ed i diritti umani in Tibet ?
Tengo anche a sottolineare che vi sono anche delle imprese oneste che trattano i lavoratori come esseri umani e tante brave persone anche all’interno del Partito come Lu Renwen dell’accademia delle scienze sociali di Pechino o come Chen Zhonglin membro dell’assemblea del popolo che si battono per la giustizia sociale in Cina. Infatti è d’obbligo ricordare che la Cina è un grande paese con cultura millenaria a cui l’umanità deve molto sia nel campo scientifico (astronomia, bussola, stampa etc,..) che nel campo filosofico (taoismo, confucianesimo..). Il solo problema è il partito comunista che continua il suo controllo totale sul potere legislativo, giudiziario ed esecutivo grazie all’appoggio della grande finanza internazionale che fa profitti sul sangue e sulla pelle dei lavoratori cinesi. Credo tuttavia che la grande Cina spazzerà via presto il regime comunista come è successo in Russia.
Cordialmente. Toni Brandi
Brandi, le sue domande meritano risposte, faremo in modo di farle arrivare alla Dottoressa Mariani. La sua visita è molto gradita,il lavoro della fondazione è encomiabile e sarebbe bello parlarne, la invito a contattarmi in privato all'indirizzo redazionesferalab@gmail.com
Salve!
Sono assolutamente d'accordo con il commento lasciato da Toni Brandi, commento al quale mi aggiungo dicendo che è vergognoso il fatto che nel 2001 sia stato permesso alla RPC di entrare nel WTO e di aver successivamente concesso le Olimpiadi a questo Paese che è al numero UNO al MONDO come numero annuo di morti "ammazzati"!
(fonti Amnesty International e di altri organisimi NGO)
La balla -scusate ma il termine è quantomeno appropriato- dietro cui si sono nascosti quelli del Comitato Olimpico Internazionale per giustificare tale decisione è che in questo modo si dava alla Cina la possibilità di migliorare i suoi record (negativi) nel campo dei diritti umani.
Dcisione fra l'altro sostenuta anche da quella brava persona piena di amore e compassione (oltre che di pura intelligenza!) che è Sua Santità il XIV Dalai Lama del Tibet!
La realtà (com'era ovvio aspettarsi e per chi conosce come funziona il meccanismo del Governo di Pechino e non ha interessi economici da progettere e soprattutto non ha bisogno di soggiornare in Cina!!) era che la Cina non solo NON avrebbe fatto nulla per migliorare la pessima situazione in tema di rispetto dei diritti umani, ma addirittura avrebbe posto le condizioni per peggiorarla!!!
Difatti la situazione delle violazioni dei più fondamentali diritti umani in Cina è peggiorata alla grande, nell'ultimo anno soprattutto.
Era capibile che il Governo Cinese avrebbe sfruttato la vetrina dei Giochi per fare la "solita" propaganda, per mostrare al mondo che "va tutto bene", che la "Cina è un grande paese dove la gente è libera e felice", che "vive in una società armoniosa"...quante balle, signori miei! E c'è pure qualcuno che ci crede, questo è un dramma nel dramma!
I record (in negativo) della Cina sono tantissimi...il "Dragone Cina" ha un numero altissimo di donne che si suicidano per la sofferenza di essere state sterilizzate contro la loro volontà e/o alle quali viene fatto sparire il neonato "fuori legge", non voluto dal regime!
Il numero dei fiumi e dei laghi inquinati è elevatissimo così come lo sono l'aria e il terreno, specialmente nei grandi poli industriali; la gente viene sfrattata di forza dalle case per lasciare spazio alle fabbriche; la maggior parte dei boschi sono stati sfruttati per il commercio del legname, il sottosuolo è stato impoverito sfruttandone tutte le risorse minerarie, le grandi dighe e altre opere di ingegneria hanno sconvolto in modo irreversibile non solo il sistema climatico della Cina, ma del mondo intero, inoltre esistono scorie nucleari a cielo aperto che hanno contaminato centinaia di kilometri quadrati (ovviamente non sono dati ufficiali che il governo cinese ci da!), molte specie di flora e fauna in pericolo di estinzione, oltre un milione di nomadi tibetani sono stati trasferiti di forza dai loro pascoli in orribili costruzioni nel bel mezzo del nulla, non esiste libertà di stampa o di parola, i seguaci di religioni "non ufficiali" sono perseguitati e sterminati in fosse comuni (es. Falung Gong), la gente lavora anche 18-20 ore al giorno per una misera cifra mensile, 7giorni su 7, mangia e dorme sul luogo di lavoro (pasto che deve pure pagarsi!)...devo continuare?
L'ipocrisia dei "grandi" che governano il mondo intero è palese ed inconfutabile.
Il profitto è l'unico valore che sembra essere rimasto forte ed invincibile, per il denaro non si guarda in faccia nessuno, possiamo pure sterminare milioni di persone, in oriente quanto in occidente.
Per chi come me e tanta gente "normale" come me che si interessa all'ambiente, ai diritti umani e alla ricerca della verità in genere, il Tibet non va di moda, è sempre stato come una fiammella triste nei nostri cuori..il dramma della Birmania e del Darfur (per citare due casi di nazioni ove la mano violenta cinese ha manovrato l'accoppiata politica-economia), continua ad interessarci e soprattutto ad indignarci.
Spero avvenga anche nel suo cuore, dott.ssa Mariani, un pò di indignazione. E magari lpure a volontà di conoscere...
-"La VERITA' che è l'unica arma che abbiamo"-
Tenzin Gyatso (XIV Dalai Lama)
Tutto e il contrario di tutto si può dire del Tibet, probabilmente ci sono posizioni più vere di altre, ma, mi rivolgo a te terzo commentatore, non credo tu possa assolutamente dire che il tibet non interessa.
La copertura mediatica che riceve è di gran lunga superiore a quella di tantissimi altri drammi. Anzi sinceramente faccio fatica a trovarne uno più coperto.
Vuole paragonare il dramma tibetano (come copertura intendo) con quello kurdo? con quello del darfur? con quello birmano? con quello kashmiro? oppure con la situazione egiziana? con i drammi del sud america? lei che ricerca la verità e dice che il tibet nn interessa che mi dice di Haiti? Congo?
I problemi sono problemi, ma non piangiamoci addosso e non pensiamo di essere i piu sfortunati del mondo.
J
Vorrei rispondere al quarto commentatore. Lei ha perfettamente ragione. Il Tibet è una delle tante battaglie di quei popoli del mondo che lottano per la loro identità culturale e che sono stufi di essere considerati come "numeri", come "consumatori" nelle statistiche delle multinazionali ed alla mercè del cosidettoo "mercato libero". Quei popoli che lei giustamente menziona e che vogliono vivere in libertà, sventolando le loro bandiere, parlando la loro lingua e pregando in pace. E' in questo contesto che, credo, va vista la battaglia dei Tibetani e dei contadini e lavoratori cinesi contro la globalizzazione capital comunista. Cordialmente Toni Brandi
Il Dalai Lama verrà sicuramente ricordato come uno dei più grandi pacifisti della storia dell'umanità, accanto al Mahatma Gandhi, la cultura Tibetano Buddhista è una della culture più antiche ed importanti, tanto da potersi considerare patrimonio dell'intera umanità.
Tutto ciò sta scomparendo in nome del dio denaro.
Non voglio aggiungere nulla a quanto già scritto da Toni Brandi, se non che io sono totalmente d'accordo con lui e mi piacerebbe conoscere le eventuali risposte della Dott.ssa Mariani alla quale faccio anche notare che. Sua Santità il Dalai Lama parla di autonomia e non di indipendenza.
Voglio solo manifestare il mio sconcerto per la freddezza, il cinismo e la mancanza di sensibilità, in riferimento a quanto sopra, manifestati sia nei contenuti che nei toni dalla dottoressa ed anche dall'anonimo che parla della grande copertura mediatica di cui godrebbe il problema Tibet.
Faccio osservare che, mentre sulla stampa il problema viene effettivamente trattato, lo stesso è quasi totalmente assente dall'informazione televisiva che rappresenta di gran lunga l'unico mezzo di informazione per moltissimi italiani.
Sono d'accordo che si parla poco, troppo poco, di altri drammi come quelli da lui citati, ma dal suo tono devo intendere che per questo si dovrebbe forse parlare meno di Tibet?
Piuttosto che mettere in competizione Tibet con Myanmar, cosa mi dice della copertura mediatica dedicata per esempio al calcio?
Grazie e cordiali saluti
Fiore
Carissima Fiore,
con il commento sul calcio, ti togli un po' di credibilità.
Inoltre, se poi vuoi leggere cosa ti pare fra le righe. Leggi pure che io mi auspico minor copertura per il Tibet. Puoi leggere cosa vuoi. Ma se tu non fossi infarcita di retorica, ti saresti fermata all'ottimo commento di Brandi, che coglie il senso del mio intervento. Ma vabbeh ripeto ora va di moda il tibet e qualsiasi semiintellettuale si sente in dovere di dire cosa pensa per sembrare intelligente. Mi spiace solo per i tibetani che davvero avrebbero bisogno di persone intelligent, come Toni Brandi.
A proposito, Sig. Brandi, spero di leggere presto una sua intervista.
J
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