di Simone Conte
Il Partito Democratico qualche problema di identità lo porta nel dna, si sa. La convivenza tra ex Ds ed ex Margherita non è mai stata semplice, e la disputa ancora accesa sulla collocazione europea (per dirne una) lascia capire che la strada verso la pace interna è lunga. Le divisioni vengono dal passato, dalle strade diverse che hanno portato alla costruzione di un soggetto unitario (?). Differenze che non vanno cercate solo nei grandi temi dell’etica e della matrice idealistica ma anche in quella quotidianità di partito che, alla lunga, è quella che fa sentire i militanti parte di un qualcosa. Durante la campagna elettorale, in uno dei suoi video il blogger Zoro diceva “Ma perché non possiamo cantà Bandiera Rossa? A quelli della Margherita gli fai cantà Cocciante”: una sintesi piuttosto efficace dei mal di pancia di chi, cresciuto rosso, fatica a riconoscersi nel verde Pd.
Allo stesso modo verrebbe da chiedersi come mai ci siano tutti questi problemi a chiamare con il proprio nome una delle poche cose “di sinistra” rimaste a questa sinistra smarrita, ovvero la Festa dell’Unità. A quanto pare gli ex Dl si sono messi di traverso all’idea di continuare a dare alla festa il nome del quotidiano fondato da Gramsci, e il risultato sarà un ibrido, l’ultima ipotesi, almeno per quella romana è “Festa dell’Unità-Democratic Party”, ma pare che a livello locale il nome sarà declinato in modo diverso a seconda dei casi. Piccolezze, si dirà, ma che danno l’idea della cronica impossibilità di mettersi d’accordo che vige nel partito, che ancora non ha ben capito cosa fare dopo la sconfitta elettorale, e solo ora, forse per timore di un bagno di sangue alle prossime elezioni europee (a favore di Di Pietro) sta iniziando a fare opposizione.
Ma aldilà del nome, la festa si farà, il programma messo in piedi è di buona fattura, e nella scelta di tenere il costo del biglietto basso si trova una traccia residua dell’identità politica della manifestazione. La Festa de l’Unità – Democratic Party è sostanzialmente un festival a sorpresa nell’Estate Romana, con nomi che non hanno niente da invidiare ad altri cartelloni altisonanti, tra i quali quel RomaRock che quest'anno di rock ha davvero poco. Una differenza, importante, in realtà, come detto, c’è: il prezzo. Cinque euro sono meno della consumazione minima richiesta in un pub per il concerto di una coverband di Bon Jovi, e saranno invece sufficienti per godere di 7 concerti italiani di ottimo livello e di ampio spettro se si vanno a guardare i generi musicali. L’unico strappo alla regola sarà quello del 9 luglio, quando con l’arrivo dei Gossip di Beth Ditto in coppia con i Battles, il prezzo raddoppierà, ma andiamo per ordine.
Allo stesso modo verrebbe da chiedersi come mai ci siano tutti questi problemi a chiamare con il proprio nome una delle poche cose “di sinistra” rimaste a questa sinistra smarrita, ovvero la Festa dell’Unità. A quanto pare gli ex Dl si sono messi di traverso all’idea di continuare a dare alla festa il nome del quotidiano fondato da Gramsci, e il risultato sarà un ibrido, l’ultima ipotesi, almeno per quella romana è “Festa dell’Unità-Democratic Party”, ma pare che a livello locale il nome sarà declinato in modo diverso a seconda dei casi. Piccolezze, si dirà, ma che danno l’idea della cronica impossibilità di mettersi d’accordo che vige nel partito, che ancora non ha ben capito cosa fare dopo la sconfitta elettorale, e solo ora, forse per timore di un bagno di sangue alle prossime elezioni europee (a favore di Di Pietro) sta iniziando a fare opposizione.
Ma aldilà del nome, la festa si farà, il programma messo in piedi è di buona fattura, e nella scelta di tenere il costo del biglietto basso si trova una traccia residua dell’identità politica della manifestazione. La Festa de l’Unità – Democratic Party è sostanzialmente un festival a sorpresa nell’Estate Romana, con nomi che non hanno niente da invidiare ad altri cartelloni altisonanti, tra i quali quel RomaRock che quest'anno di rock ha davvero poco. Una differenza, importante, in realtà, come detto, c’è: il prezzo. Cinque euro sono meno della consumazione minima richiesta in un pub per il concerto di una coverband di Bon Jovi, e saranno invece sufficienti per godere di 7 concerti italiani di ottimo livello e di ampio spettro se si vanno a guardare i generi musicali. L’unico strappo alla regola sarà quello del 9 luglio, quando con l’arrivo dei Gossip di Beth Ditto in coppia con i Battles, il prezzo raddoppierà, ma andiamo per ordine.
Ad aprire le danze in quel di Caracalla saranno, il 28 giugno, gli Offlaga Disco Pax, che si definiscono un "collettivo neosensibilista contrario alla democrazia nei sentimenti" e proporranno il nuovo lavoro “Bachelite” ancora una volta incentrato su atmosfere new wave e testi evocativi di un modo di intendere la società praticamente svanito, rigorosamente non cantati. Il 30 giugno spazio all’hip-hop all’italiana con Fabri Fibra, del quale non si contano più i passaggi live in città nell’ultimo anno, segno della bontà della sua proposta live. Il 5 luglio sarà la volta di Meg, anche lei con un disco fresco di stampa, quello “Psychodelice” che il singolo “Distante” sta trainando con forza anche nel circuito manistream. A due giorni di distanza le sonorità vireranno dall’elettronica al rock con i Tre Allegri Ragazzi Morti (preceduti da Le luci della centrale elettrica), da sempre portatori di una sana originalità lontana dai clichè. La maschera che portano non è un vezzo, ha un significato ben preciso. L’8 luglio ecco i Modena City Ramblers, che a distanza di qualche anno sembrano aver riassorbito senza colpo ferire la dipartita di Cisco e continuano ad imperversare in tutta Italia con la stessa passione di sempre. Il 9 luglio sarà la serata degli ospiti stranieri, con i Gossip dela super chiacchierata Beth Ditto, nuova icona extralarge, figura tremendamente cool, al punto che c’è da scommettere che qualcuno arriverà al concerto senza sapere una canzone del gruppo. Ma attenzione ai Battles, che nella stessa serata porteranno da New York il loro math-rock, che suona come quello che farebbero i Franz Ferdinand se fossero intelligenti, o meno innamorati dei soldi. Tornando agli italiani, l’11 appuntamento con i Marta sui tubi e in chiusura bel doppio concerto il 17 luglio con la potenza dei Linea77 e lo stralunato, fantastico minimalismo di Bugo.
4 commenti:
Sono ri-di-co-li. Questa dirigenza senza palle dovrebbe avere il coraggio di chiedere scusa a tutti e togliere il disturbo ancora non hanno capito che non è nascondendo la propria storia e i propri nomi che si conquistano le persone, bensì rispolverandola e contestualizzandola!
Lyster
Sono pienamente d'acordo con Lyster. Credo che sia un poco troppo anacronistico, parlare di un festival dell'unità, là dove non ci sono più i presupposti ideologici per ritenerla tale. una splendida kermesse musicale, ma niente altro. Coerenza e autocritica, dovrebbero spingere quest politici a non minimalizzare un evento che ha una sua precisa collocazione storica. Anche il nome, come Simone ci fa notare, è "incerto" e, anche deviamte, a mio avviso. Credo che per quest'anno sarebbe stato meglio non fare niente e prendersi una giusta e sacrosanta, pausa di riflessione.
Biancarosa
Al di là dei giudizi estetici del tutto personali, delle filosofie di vita individuali, della politica, della festa dell'Unità, di Gramsci e dello "straordinario" programma musicale della festa dell'Unità... non riesco a resistere. Bugo no Simone. Non scrivere mai più "il fantastico minimalismo di Bugo", ti prego! Scrivi il fantastico minimalismo di Biancarosa al massimo (scherzo biancarò). Ma Bugo NO!
@Lyster: in linea di massima sono d'accordo, ma la domanda drammatica è: e chi ci metti al posto loro? Se la nuova generazione è rappresentata da Letta non lo so quanto conviene.
@Biancarosa: dici che una pausa è davvero quello di cui c'è bisogno? Già si sono presi la pausa dal fare l'opposizione...Certo che però questa via di mezzo sul nome è abbastanza ridicola.
@anonimo:ahahaha lo sapevo che con Bugo sarei stato impopolare. Fino a poco fa non lo sopportavo nemmeno io, poi l'ho sentito dal vivo e l'ho rivalutato. Quell'omino ha capacità di sintesi, e questo mi piace parecchio. Ciò non toglie che sia uno scoppiato totale.
SC
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