di Daniele Zandonà
A distanza di quasi due mesi dall'insediamento dell'esecutivo possiamo riconoscerlo: questo Governo ha vinto sulla paura. Sulle tante paure degli italiani: immigrati, sicurezza, ma nelle ultime settimane appare anche la paura di essere spiati. Dalle parole del Premier arriva un messaggio che vede gli italiani lesi nel loro diritto di “poter alzare la cornetta del telefono senza essere spiati da qualcuno”, e da qui la battaglia dell'Esecutivo per limitare i molti casi di intercettazioni telefoniche da parte delle forze dell'ordine, nel nome del sacrosanto diritto alla privacy.
Tale concetto in realtà è molto labile: fermo restando il naturale diritto di essere tutelati nella propria intimità, il limite da non superare dalle autorità che combattono il crimine si presta a varie interpretazioni e considerazioni personali. Ragionando sul fatto che la maggior parte dei cittadini sono persone oneste, le quali telefonate anche se intercettate non farebbero trapelare alcunchè di disonesto, e che una telefonata ascoltata in più sarebbe un prezzo accettabile da pagare per un sistema di controllo che da anni ha assicurato alla giustizia molti criminali, viene allora da pensare che chi da tanto fiato alle discussioni sulla privacy forse ha qualcosa da
nascondere. Ma la battaglia del Governo contro le intercettazioni continua. E continua l'opposizione di chi invece fa resistenza.
nascondere. Ma la battaglia del Governo contro le intercettazioni continua. E continua l'opposizione di chi invece fa resistenza.
Le intercettazioni dell'Espresso
Dopo l'opposizione politica del centrosinistra, sempre più ferma negli argomenti di giustizia nella persona di Di Pietro, e quella dei tanti blogger critici verso il governo presenti nella rete, è ora il turno dell'informazione, precisamente del settimanale “L'Espresso”, che in data 27 giugno pubblica una serie di intercettazioni che vedono coinvolta la Rai, e un giro di clientelismo che coinvolge vari esponenti della classe politica di entrambi gli schieramenti. Da chi spinge per fare entrare nell'azienda pubblica qualche amico o amica in cambio di favori ai dirigenti, a chi chiede la realizzazione di qualche fiction che favorisca l'immagine o direttamente la casa di
produzione di persone vicine a qualche potente personaggio, fino ad arrivare a piani strategici occulti che prevedono un ricambio illeggittimo di dirigenti: emerge un po' di tutto da queste registrazioni. La risposta del Governo è naturalmente indignata: “Questa vicenda avvalora il nostro convincimento per la realizzazione del ddl sulla privacy dei cittadini”.
Botta e risposta
Nell'opposizione le opinioni sulla questione intercettazioni si muovono a due voci. Da un lato l'approccio moderato del PD, che riconosce che le intercettazioni senza rilievo giudiziario “devono restare fuori dai giornali”, dall'altro la continua posizione dura di Di Pietro che difende lo strumento investigativo e si scaglia contro “un premier che fa il magnaccia”. Secondo il portavoce di FI Capezzone “l'ex pm ha decisamente passato il segno”; gli fa eco LaLoggia dichiarando che “le forze giustizialiste stanno cercando in ogni modo di invalidare il voto di aprile”.
Mentre proseguono le polemiche, il Governo continua nel suo progetto e spinge per l'approvazione del ddl prima della pausa estiva. Nell'attesa, per i cittadini più preoccupati per una giustizia fatta di meno slogan e di più efficenza, non resta che indignarsi per i nuovi altarini emersi da queste intercettazioni: forse da dopo l'estate non ne avranno più occasione.
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