domenica 4 maggio 2008

La7 rischia di morire: la storia, i mandanti e gli esecutori.


di Simone Conte

Giorni difficili per La7. L’emittente che fa capo al gruppo Telecom (assieme alla sorella Mtv Italia) non naviga in acque tranquille, e non per problemi di contenuti, di qualità, ma per un motivo molto più semplice: perde soldi, e lo fa da sempre. Lo fa da prima di essere La7, sembra che abbia un qualche problema genetico: in 22 anni di vita quella frequenza (prima Tmc di Cecchi Gori) non ha mai chiuso un bilancio in attivo. I motivi sono molteplici e sono riconducibili sicuramente anche a fattori interni alla gestione della rete, ma vanno soprattutto inquadrati nel cancro che attanaglia il mercato delle comunicazioni televisive italiane: il conflitto di interessi.



Era il 2000 quando Tmc e Tmc2 venivano rilevate da Telecom per dare vita a quello che in poco tempo avrebbe dovuto trasformarsi nell’acclamato terzo polo televisivo, che potesse ambire ad ottenere in poco tempo il 5% di share, e di conseguenza della raccolta pubblicitaria. Ma se già di per sé il 5% avrebbe significato perdere miliardi per Sipra e Publitalia (rispettivamente concessionarie per la pubblicità di Rai e Mediaset), la prospettiva di dover dividere la torta in tre parti uguali fu ritenuta assolutamente inaccettabile. E partì l’ordine dall’alto. Il mittente fu Berlusconi, l’indirizzo quello di Marco Tronchetti Provera, che nel mentre era passato a capo del gruppo Telecom, e non aveva nessuna voglia di disturbare chi controllava economicamente un concorrente (Mediaset), politicamente l’altro (Rai attraverso il Cda a maggioranza di destra) e nel contempo governava il paese. Telecom aveva bisogno di un Governo amico, La7 ed Mtv furono considerate il sacrificio necessario a conseguire questo risultato.

Nel 2001, dopo uno show di lancio ufficiale della rete in pompa magna, con contratti miliardari stipulati con esuli dalle concorrenti (primo fra tutti Fabio Fazio) a La7 non solo venne tolta la benzina: le fu ordinato di mettere la retromarcia. Tronchetti Provera giustificò lo stroncamento con una necessità di ridimensionare il business, per motivi puramente economici: la realtà era che il 2,5% di share bastava e avanzava per quello che non sarebbe mai diventato il terzo polo.


Senza quegli investimenti propulsivi necessari per qualsiasi impresa, e a maggior ragione in una televisiva, La7 in questi anni non è riuscita a sfondare e quindi a raccogliere la pubblicità necessaria: dal 2001 al 2007 Telecom Italia Media (che comprende anche Mtv) ha perso 770 milioni di euro. Se si pensa che ogni anno Sipra e Publitalia se ne spartiscono 4,65 miliardi, ci si accorge che sarebbe bastato non castrarla sul nascere per farle avere una buona sopravvivenza e delle ottime prospettive per il futuro, che adesso vacillano paurosamente. Ed è un peccato, perché in questi anni la rete è stata una bella palestra per autori, un luogo per sperimentare che nonostante le molte difficoltà ha dato buoni frutti, soprattutto grazie alla guida di Antonio Campo Dall’Orto per la rete e Antonello Piroso per il Tg.


Ora Dall’Orto è stato rimosso, come se il 3% attuale di share fosse una sua colpa, e le prospettive sono quelle di un ulteriore ridimensionamento per contenere le perdite. Ma sfoltire ancora il parco autori, conduttori e quindi programmi, potrebbe portare ad un ulteriore peggioramento della raccolta pubblicitaria e sancire la fine di un progetto nato sotto i migliori auspici e rimasto invischiato nella melma dell’affarismo all’italiana, che non perdona chi prova ad incrinare lo status quo, di qualsiasi natura esso sia.

6 commenti:

Anonimo ha detto...

Leggo sempre con piacere i tuoi articoli. Visito questo blog, quasi esclusivamente per te. Complimenti per la tua chiarezza e per la tua trasparenza..
Biancarosa

Anonimo ha detto...

Gran bel pezzo, complimenti direttore.

J

Anonimo ha detto...

Secondo me il problema de la7 è che è piena di comunisti!! Se diventa più moderata e pluralista ha risolto un buon 50% dei suoi problemi!!!

Lorenzo

Anonimo ha detto...

@biancarosa: grazie mille, continua a seguirci!

@J: tu lo sai

@ Lorenzo: un'analisi lucida ed obiettiva, continua così.

sc

Ulisse ha detto...

A me La7 piace (e non sono un comunista), se chiudesse perderemmo di sicuro una voce alternativa nel panorama piatto (o da regime se si preferisce) dell'informazione italiana.
Chi trasmetterebbe mai ad esempio L-World? Non certo la RAI così piena di preti e nemmeno la Fininvest con le sue veline ed i suo GF ed un futuro fatto solo di preti, veline e GF è un futuro piuttosto squallido.

Nico Guzzi ha detto...

Così magari qualcuno si rende conto di come è realmente strutturato il sistema televisivo italiano...speriamo fallisca, speriamo che lo schermo diventi nero e che per la delusione tutti gli italiani smettano di guardare la televisione, inoltre si comprenderebbe che tre reti commerciali sono in mano ad una sola persona che gestisce praticamente tutto il mercato pubblicitario e poi abbiamo 3 reti Rai che sono un misto di clientelismo, statalismo e capitalismo (cioè canone, nomine e pubblicità) LA7 è solo una formichina che non ha mai voluto scomodare nessuno in quanto in fondo il capitalismo all'italiana piace anche a Tronchetti Provera, l'economia in cui si muove Tronchetti Provera è quella del "silenzio che in fondo non stiamo così male" pensando magari ad Europa7 che ormai sembra somigliare sempre più ad Atlantide.