sabato 31 maggio 2008

La questione intercettazioni e gli equlibri del centrodestra

di Serena Rosticci

È giunta da pochi giorni la notizia, per voce di Silvio Berlusconi, riguardante il divieto di intercettazioni non relative a terrorismo e criminalità organizzata, dichiarazioni che hanno dato il via ad una serie di polemiche cha hanno spezzato gli equilibri della destra
. L’ex ministro di grazia e giustizia Castelli, ha infatti criticato aspramente il divieto: secondo lui, non coprendo i reati come concussione e corruzione, appoggerebbe quella che afferma essere mala politica. Si inizia a parlare di giustizia fai da te, che non tutelerebbe il cittadino ma che penserebbe solo a coprire i reati di alcuni politici. "Che vi sta succedendo? Improvvisamente non vi va più niente a genio? Avete protestato per il patteggiamento, poi per le intercettazioni, e adesso ancora sulla sospensione dei processi. Eppure avete firmato il programma di governo. Ma sappiate che io vado avanti lo stesso". Questo quanto ha detto nella giornata di ieri il premier rivolgendosi ad alcuni componenti della Lega come Bossi e Maroni. Sembra infatti che si stia verificando un inasprimento delle tensioni tra il Carroccio e il resto della destra, grazie anche al rifiuto della prima di sottoscrivere al Lodo Schifani, proposta di legge che chiederebbe la sospensione dei processi e la protezione dalle inchieste per le alte cariche dello Stato. Proposta per altro già dichiarata incostituzionale dal Tribunale di Milano, che ha rimesso la questione direttamente alla Corte Costituzionale. Il Lodo Schifani, già proposto in passato come “Lodo Maccanico”, va infatti contro l’art.3 della Costituzione che stabilisce che di fronte alla legge tutti i cittadini sono uguali. Ma la Lega per il momento è ancora decisa a non voler salvare, con l’approvazione di queste ultime leggi, il Cavaliere dai suoi guai giudiziari in un momento in cui la maggioranza sembra voler rivedere troppe norme della Costituzione per favorire alcuni suoi componenti salvandoli da eventuali condanne: allo stato delle cose, tutto rimane demandato all’autorità della Corte Costituzionale.

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