sabato 17 maggio 2008

Attentato in Sri Lanka: in un oriente più lontano dagli occhi, scorre altro sangue per le lotte di religione


di Daniele Zandonà

E' di 10 morti e 95 feriti il tragico responso dell'attentato suicida avvenuto il 16 maggio a Colombo, capitale dello Sri Lanka, il piccolo stato insulare al largo delle coste indiane. Il kamikaze si è esploso lanciandosi con una motobomba contro un autobus della polizia in un quartiere commerciale ed affollato della capitale, a poca distanza dall'Hilton Hotel e dal Segretariato presidenziale. Le ragioni della strage sono di natura religiosa e si protaggono da decenni, in una realtà distante ma non meno tragica di quella mediorientale a noi più nota, in una regione che conosciamo solamente quando si verificano disastri di natura ambientale come lo tsunami di pochi anni fa.


Una ricorrenza compromessa

Nonostante la guerriglia non abbia mai preso di mira intenzionalmente degli stranieri, data la natura del quartiere colpito è ora alto il livello di rischio anche per i turisti. Per la popolazione è stato un duro colpo, soprattutto a pochi giorni dai festeggiamenti per il Vesak, la tradizionale ricorrenza buddhista nella quale si ricordano allo stesso tempo la nascita, il risveglio e il trapasso del Buddha Gotama, previsto nello Sri Lanka per il 19 e 20 maggio; la ricorrenza sembra ora definitivamente compromessa, molte persone hanno già rinunciato al recarsi nella capitale a festeggiare in questo clima, preferendo onorare la cerimonia in privato.

Le responsabilità

Anche se non c'è stata ancora nessuna rivendicazione per l'attentato, da più parti i colpevoli vengono identificati quasi sicuramente col “Movimento di Liberazione Tigri del Tamil Eelam” (LTTE), guerriglieri di religione indù, che da 20 anni conducono una sanguinaria lotta per l'indipendenza nella regione del nord-est contro il governo centrale a maggioranza buddhista (etnia dominante nel paese). La vicinanza con la ricorrenza, e il fatto che l'attentato sia stato compiuto a poche ore di distanza dal giuramento e dall'insediamento della nuovo consiglio delle province dell'est, che lo scorso 10 maggio ha visto la vittoria della coalizione al governo del Presidente Rajapakse alleata proprio con un partito composto da disertori del movimento indipendentista, sembra avvalorare definitivamente questa ipotesi.

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