di Simone Conte
E alla fine Walter rimase l’unico ad avere voce. Da giorni quella di Berlusconi è flebile, e se il Cavaliere è riuscito a condurre in porto la campagna è stato grazie a degli aerosol quotidiani a base di cortisone, stesso discorso per Casini, che forse fiaccato dalla prima volta come candidato premier ha patito la trafila di comizi ed ospitate ed è giunto al traguardo con un filo di voce (oltre ad un colorito tendente all’arancione).
Bossi parla poco e a fatica, un segno pesante lasciato dalla malattia, mentre della voce dell’accento emiliano di Fini ormai si inizia a dimenticare l’esistenza, essendo stato l’ex leader di An completamente rimasto schiacciato dalla figura di Berlusconi. Bertinotti, lasciatosi alle spalle la compostezza richiesta dal ruolo istituzionale è tornato a ringhiare, a gridare, ma spesso non ci sono state telecamere a documentarlo.
La forza tranquilla
Così l’unica voce che ha avuto un suono completo dall’inizio alla fine della campagna elettorale è stata quella di Veltroni, che fino all’ultimo istante, cioè il salotto di Matrix, ha puntato tutto su quella “pacatezza” che Crozza aveva preso come appiglio per la sua satira, oltre all’ormai celebre “ma anche”. Jacques Seguela, il guru mondiale della pubblicità che curò la campagna elettorale (vincente) di Mitterand coniò per il suo cliente il motto “la force tranquille”; Veltroni ha importato l’obamiano “Yes we can”, ma nella sostanza si è rifatto a quella forza tranquilla. Non lo abbiamo visto gridare, non ha mai risposto alle provocazioni di Berlusconi e anzi ha dato alle stesse un’aria quasi infantile con la mossa di non pronunciare mai il nome dell’avversario. Una scelta che ha evidentemente irritato il Cavaliere, che più volte, anche ieri sera nel salotto di Mentana, si è dimostrato stizzito per la questione.
Il Cavaliere nervoso
Se Veltroni con la sua strategia mirata sui contenuti e non sulle grida ha mantenuto la sua voce, Berlusconi ha gridato, strappato fogli, ha dato del rompicoglioni ad uno dei suoi, dell’eroe ad un mafioso, e del grullo a chi voterà l’avversario: in sostanza è arrivato stanco, e nervoso, al traguardo. Probabilmente i sondaggi che ha in mano gli dicono cose diverse da quegli 8 punti di distacco che va sventolando nei comizi. Se fosse davvero sicuro di avere quel vantaggio, non avrebbe avuto bisogno di prendere un impegno così gravoso come quello di abolire il bollo per le auto. Una misura dalla copertura economica impossibile, una promessa disperata di chi ha visto dissolvere il proprio, enorme, vantaggio in pochi mesi.
La forza tranquilla
Così l’unica voce che ha avuto un suono completo dall’inizio alla fine della campagna elettorale è stata quella di Veltroni, che fino all’ultimo istante, cioè il salotto di Matrix, ha puntato tutto su quella “pacatezza” che Crozza aveva preso come appiglio per la sua satira, oltre all’ormai celebre “ma anche”. Jacques Seguela, il guru mondiale della pubblicità che curò la campagna elettorale (vincente) di Mitterand coniò per il suo cliente il motto “la force tranquille”; Veltroni ha importato l’obamiano “Yes we can”, ma nella sostanza si è rifatto a quella forza tranquilla. Non lo abbiamo visto gridare, non ha mai risposto alle provocazioni di Berlusconi e anzi ha dato alle stesse un’aria quasi infantile con la mossa di non pronunciare mai il nome dell’avversario. Una scelta che ha evidentemente irritato il Cavaliere, che più volte, anche ieri sera nel salotto di Mentana, si è dimostrato stizzito per la questione.
Il Cavaliere nervoso
Se Veltroni con la sua strategia mirata sui contenuti e non sulle grida ha mantenuto la sua voce, Berlusconi ha gridato, strappato fogli, ha dato del rompicoglioni ad uno dei suoi, dell’eroe ad un mafioso, e del grullo a chi voterà l’avversario: in sostanza è arrivato stanco, e nervoso, al traguardo. Probabilmente i sondaggi che ha in mano gli dicono cose diverse da quegli 8 punti di distacco che va sventolando nei comizi. Se fosse davvero sicuro di avere quel vantaggio, non avrebbe avuto bisogno di prendere un impegno così gravoso come quello di abolire il bollo per le auto. Una misura dalla copertura economica impossibile, una promessa disperata di chi ha visto dissolvere il proprio, enorme, vantaggio in pochi mesi.
1 commento:
...Ad ogni modo sono state dette tante parole e chi in un modo e chi in un altro, hanno, con veemenza straziante, portato a termine questa che gli italiani ricorderanno, come la campagna elettorale più noiosa da 11 legislature a questa parte!
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