lunedì 7 aprile 2008

Umberto Bossi e il vizio del grilletto facile



di Dario Abballe e Simone Conte

Dichiarazione, terremoto, smentita. Continua il leit-motiv della campagna elettorale vista da destra e nel particolare del rapporto tra la Lega e Berlusconi. Sembra ormai che Umberto Bossi abbia conseguito una sorta di immunità dal giudizio, una libertà assoluta di espressione conquistata con anni di attacchi frontali alle istituzioni delle quali però non rinuncia mai a far parte. Bossi può ormai dire cosa vuole, come vuole, quando vuole: la controparte si indigna, la sua coalizione si imbarazza quel tanto che basta per salvare la faccia.


Così su base regionale (il nord-est) il Senatur tiene buono il suo elettorato amante di una comunicazione “viscerale”, e a livello nazionale il candidato premier calma le acque minimizzando. Un motivo che si ripresenta ciclicamente, talmente reiterato al punto che ormai nessuno ricorda più al leader leghista che la Roma che ruba è la stessa che gli paga lo stipendio, e tecnicamente chi riceve qualcosa dal ladro è un ricettatore. Obiezioni considerate obsolete, senza le quali la Lega continuerà a riproporre il teatrino inscenato in queste ore, vediamo con quali dinamiche.


L’attacco alla canaglia

“La canaglia centralista romana sta facendo apposta a impedire il voto: siamo pronti a imbracciare i fucili”. Vento di guerra dal Lago Maggiore: le parole di Umberto Bossi non lasciano molto spazio all’immaginazione; anzi nessuno spazio. La forte critica mossa dal senatùr verso Roma è mossa dalla questione delle schede elettorali pasticciate: il leader leghista si è scagliato contro il nuovo modello delle schede elettorali, avallato da Amato, che in parte riprende lo schema delle precedenti schede del 2006, ma presenta delle novità grafiche che sono al centro delle polemiche. La contiguità tra i simboli di Italia dei valori e Pd e tra Pdl e Lega potrebbe indurre all’errore l’elettore, che rischia di barrare entrambi i loghi.

Fucili e cannoni

Con toni sicuramente diversi ma con lo stesso significato si è espresso il Berlusconi che inizialmente ha chiesto un chiarimento sulla questione dal Capo dello Stato e poi si è rivolto al Ministro dell’Interno Amato, che ha replicato alle accuse sostenendo la validità e la legalità delle schede elettorali usate. La polemica non si è tutt’ora placata ed è in piena evoluzione con dichiarazioni da ambo le parti. Corrono veloci e si alternano critiche e consensi: la replica più dura è stata quella del candidato premier Veltroni che ha giudicato “indegne” le parole di Bossi e ha aggiunto “Una persona che dice queste cose può essere ministro per le Riforme? Vorrei saperlo da chi si candida a governare questo paese"; sostegno da parte del leghista Maroni che getta benzina sul fuoco e afferma “Qualcosa da dire sui fucili? E allora porteremo i cannoni".

No grazie, ma forse si

A fronte di una situazione così delicata Berlusconi ha poi dato vita a un botta risposta con l’alleato leghista preferendo smentire la possibile investitura ministeriale di Bossi, sminuendo le sue parole: “Conosciamo bene il senatùr e le condizioni di salute sono quelle che sono”. È dell’ultima ora la smentita del leader padano: “Io sto benissimo! E fare il ministro è il mio ultimo pensiero, non lo bramo. Se me lo chiedono, lo faccio".

1 commento:

Anonimo ha detto...

La cosa impressionante è che questa persona abbia un seguito e che siederà nel nostro parlamento e che verrà pagato con i nostri soldi. Mi auguro solo che chi lo vota lo faccia per interessi e non perché crede in quello che dice Umberto Bossi.

J