di Salvatore Scirè
La fresca indipendenza del Kosovo continua ad essere motivo di tensione, che a volte si sviluppa anche a partire da situazioni inaspettate. Il 21 marzo il nuotatore serbo Milorad Cavic, dopo aver conquistato il gradino del podio più alto nei 50 metri farfalla dei Campionati Europei di nuoto in Olanda, è stato squalificato dalla Federazione per una maglia indossata durante la premiazione, con su scritto "Il Kosovo è Serbia".
Secondo la Commissione Cavic ha violato i principi di sicurezza della manifestazione. Kostunica ha definito la sanzione ingiusta poiché il messaggio rappresentava un sopruso ai danni del suo paese, non una chiara presa di posizione politica. Secondo il premier serbo è stato un chiaro tentativo di portare la violenza anche nello sport. Tutto questo ci giunge dopo le accese manifestazioni che nell'ultimo mese hanno mobilitato il cuore dei giovani di Belgrado che si sentono derubati per l'ennesima volta dall'Europa, la culla di tutti i mali balcanici degli ultimi anni. E' proprio questo i messaggio che passa dall'elite serba degli ultimi decenni. Intanto il lutto e le bombe di Mitrovica sembrano lasciare tutti indifferenti, come se ci si aspettasse una reazione violenta di Belgrado alla Dichiarazione d'Indipendenza, come se la nuova violenza fosse dovuta.
Sorelle maggiori
L'Unione Europea continua con il suo dislivello di opinioni, senza avere un progetto vero e proprio sul nuovo Stato che necessita di essere preso per mano dopo la secessione. Non basta appoggiare una causa, bisognerà sostenerla. Il problema fondamentale riguarda la situazione ostile dei suoi confini. Mentre la Serbia è protetta dalla "Sorella Russia", il Paese più vicino alla realtà balcanica che ha dato l'appoggio al Kosovo, la Bulgaria, si trova nel mezzo di un conflitto d'interessi fra economia e politica. E' necessario per Sofia dare ragione alla maggioranza dell'Unione, ma i forti investimenti degli imprenditori bulgari nella vicina Serbia destano più di una preoccupazione. Un paese in via di sviluppo non potrà certo compromettere i 500 milioni di Euro investiti nello Stato serbo, senza calcolare i danni per i trasporti se si affronterebbe una crisi diplomatica data la posizione geografica della vicina Nazione.
Una situazione ordinaria
L'aria di incertezza sulla questione riporta alla luce problemi sull'attuale squilibrio sociale fra Europa e Balcani. La nuova politica serba specula sui diritti negati ai giovani inerenti a visti, passaporti e frontiere. I ragazzi vedono il Kosovo come nuova rapina, mentre la K-For è chiamata a mantenere l'allerta in una troppo tesa situazione ordinaria.
Sorelle maggiori
L'Unione Europea continua con il suo dislivello di opinioni, senza avere un progetto vero e proprio sul nuovo Stato che necessita di essere preso per mano dopo la secessione. Non basta appoggiare una causa, bisognerà sostenerla. Il problema fondamentale riguarda la situazione ostile dei suoi confini. Mentre la Serbia è protetta dalla "Sorella Russia", il Paese più vicino alla realtà balcanica che ha dato l'appoggio al Kosovo, la Bulgaria, si trova nel mezzo di un conflitto d'interessi fra economia e politica. E' necessario per Sofia dare ragione alla maggioranza dell'Unione, ma i forti investimenti degli imprenditori bulgari nella vicina Serbia destano più di una preoccupazione. Un paese in via di sviluppo non potrà certo compromettere i 500 milioni di Euro investiti nello Stato serbo, senza calcolare i danni per i trasporti se si affronterebbe una crisi diplomatica data la posizione geografica della vicina Nazione.
Una situazione ordinaria
L'aria di incertezza sulla questione riporta alla luce problemi sull'attuale squilibrio sociale fra Europa e Balcani. La nuova politica serba specula sui diritti negati ai giovani inerenti a visti, passaporti e frontiere. I ragazzi vedono il Kosovo come nuova rapina, mentre la K-For è chiamata a mantenere l'allerta in una troppo tesa situazione ordinaria.
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