di Simone Conte
C’è un nodo in gola, che non si scioglie. C’è un’incudine sul petto che pesa tonnellate, una coltre di fumo nerissimo messa davanti ai nostri occhi che ci impedisce di gettare lo sguardo aldilà di questa durissima quotidianità. Se i nostri concittadini hanno dato fiera testimonianza di aver rimosso il passato dalla loro bilancia del giudizio, il nostro problema adesso è il futuro, mai come ora impalpabile. Il nostro dolore, adesso, è che non vediamo un domani.
Alemanno ha vinto perché ha spaventato la città dei Cesari, e noi che avevamo considerato anche altre emozioni oltre al timore dell’altro, noi che ci eravamo fatti portatori di un messaggio razionale, noi che ancora una volta avevamo deciso di dare alla città in cui vogliamo vivere per sempre la cura migliore, noi adesso abbiamo paura. Abbiamo paura di quello che sarà fatto, e abbiamo paura di quello che sarà tollerato. Abbiamo paura di un rigurgito nero che inizia a salire dalle viscere della città, e che si abbatterà con tutta la sua prepotenza nei prossimi mesi.
Amiamo talmente tanto questa terra dove ci è stato concesso il privilegio di nascere che siamo arrivati a fare proselitismo per Rutelli, uomo abbastanza lontano dall’incarnare la figura di riferimento dei nostri valori, ma che comunque consideravamo come un interlocutore, una figura alla quale sottoporre delle istanze, qualcuno con cui poter discutere, mediare, trovare dei compromessi infine accettabili. Questo non accadrà. Oggi, noi non sappiamo più a chi rivolgere il grido d’amore verso la nostra città, perché sappiamo che non verrà più ascoltato.
L’analisi politica di quello che è accaduto ha molte sfaccettature, perché se è vero che qualcuno al Loft ha fatto maledettamente male i suoi calcoli, e il grande stratega Goffredo Bettini dovrebbe avere la decenza di venirci a chiedere scusa casa per casa e poi sparire per sempre, è anche vero che mai come stavolta comunismo fa rima con autolesionismo. Cari compagni, io comunista non lo sono mai stato, quindi forse non ho gli strumenti per capire cosa è successo nella vostra testa, ma immagino che presto vi renderete conto che questo non era quello che volevate, soprattutto quando eravate riusciti a mandare in consiglio comunale (anche con il mio voto) uno come Andrea Alzetta, che da anni porta avanti una lotta senza compromessi per il diritto alla casa. Sarebbe stato bellissimo vederlo costringere Rutelli a dargli ascolto, ora sarà del tutto isolato in un parlamento comunale violentemente sbilanciato a destra. Quando vi renderete conto di questo, parliamoci, andiamo avanti, facciamo qualcosa insieme. I bambini di oggi non possono avere come esempio chi tende il braccio, chi espone segni di un passato di terrore e morte, questa città ha ancora bisogno delle nostre coscienze.
In questo momento proviamo un dolore che forse fuori dal raccordo anulare non può essere compreso appieno, non è la rabbia che scaturisce da una sconfitta politica, somiglia di più al dolore che si prova quando dall’oggi al domani la donna con la quale credevi di poter crescere assieme ti volta le spalle, siamo innamorati rimasti a contemplare una margherita che ha emesso il suo verdetto, l’ultimo petalo è lì, e il penultimo diceva che Roma ci amava: ci avevamo creduto.
Reagiremo, avremo rabbia, avremo coraggio, avremo la voglia, la determinazione, saremo migliori di così, ce lo dobbiamo: non possiamo solo aspettare che passi la notte, perché potremmo non svegliarci più.
Amiamo talmente tanto questa terra dove ci è stato concesso il privilegio di nascere che siamo arrivati a fare proselitismo per Rutelli, uomo abbastanza lontano dall’incarnare la figura di riferimento dei nostri valori, ma che comunque consideravamo come un interlocutore, una figura alla quale sottoporre delle istanze, qualcuno con cui poter discutere, mediare, trovare dei compromessi infine accettabili. Questo non accadrà. Oggi, noi non sappiamo più a chi rivolgere il grido d’amore verso la nostra città, perché sappiamo che non verrà più ascoltato.
L’analisi politica di quello che è accaduto ha molte sfaccettature, perché se è vero che qualcuno al Loft ha fatto maledettamente male i suoi calcoli, e il grande stratega Goffredo Bettini dovrebbe avere la decenza di venirci a chiedere scusa casa per casa e poi sparire per sempre, è anche vero che mai come stavolta comunismo fa rima con autolesionismo. Cari compagni, io comunista non lo sono mai stato, quindi forse non ho gli strumenti per capire cosa è successo nella vostra testa, ma immagino che presto vi renderete conto che questo non era quello che volevate, soprattutto quando eravate riusciti a mandare in consiglio comunale (anche con il mio voto) uno come Andrea Alzetta, che da anni porta avanti una lotta senza compromessi per il diritto alla casa. Sarebbe stato bellissimo vederlo costringere Rutelli a dargli ascolto, ora sarà del tutto isolato in un parlamento comunale violentemente sbilanciato a destra. Quando vi renderete conto di questo, parliamoci, andiamo avanti, facciamo qualcosa insieme. I bambini di oggi non possono avere come esempio chi tende il braccio, chi espone segni di un passato di terrore e morte, questa città ha ancora bisogno delle nostre coscienze.
In questo momento proviamo un dolore che forse fuori dal raccordo anulare non può essere compreso appieno, non è la rabbia che scaturisce da una sconfitta politica, somiglia di più al dolore che si prova quando dall’oggi al domani la donna con la quale credevi di poter crescere assieme ti volta le spalle, siamo innamorati rimasti a contemplare una margherita che ha emesso il suo verdetto, l’ultimo petalo è lì, e il penultimo diceva che Roma ci amava: ci avevamo creduto.
Reagiremo, avremo rabbia, avremo coraggio, avremo la voglia, la determinazione, saremo migliori di così, ce lo dobbiamo: non possiamo solo aspettare che passi la notte, perché potremmo non svegliarci più.
3 commenti:
Io sto male. Io che comunista senza vergogna mi ci sento, che comunista voglio essere, perché chi mi dice che il comunismo è il fascismo di sinistra dice solo bugie.
La verità è che abbiamo provato a metterci un vestito che non era il nostro. Abbiamo rinnegato la falce e il martello perché convinti da Berlusconi, noi stessi convinti, che quei simboli erano da nascondere.
Abbiamo condotto una campagna elettorale vergognosa, fuori dal tempo, lontana dalla gente, piena di preconcetti vuota nei contenuti. Abbiamo assunto una strana forma di amore odio per il PD. In certi casi violentemente ostili, in certi casi fraternamente insieme. Come si doveva sentire l'elettore di fronte a tanta schizzofrenia?
L'intenzione sconnessa dall'azione non esiste, non può esistere, non deve esistere. Non esistono brave persone, che fanno cose cattive.
Bisogna saper ammettere che persone dagli ottimi ideali che vivono fuori dal mondo, senza calarsi nella realtà, sono inutili, fin'anche dannose. Ripartiamo da qui. Dall'impegno, dall'intenzione seguita dall'azione. Raccogliamo questo grido, altrimenti siamo destinati a sparire.
J
L'errore principale di tutto questo è secondo me l'aver propinato Rutelli dall'alto senza aver effettuato (come oramai consuetudine) le primarie per scegliere il candidato.
In un clima da caccia alle streghe verso gli "extracomunitari" (chi glielo spiega a questi caproni che i rumeni sono comunitari come noi?), con i media conniventi, il gioco è stato facile. Tra stupri e finti stupri da parte di rumeni, scimpanzè da salvare, l'orsetto knut che ha fatto il ruttino, qui si sta perdendo il contatto con la realtà. Allora, a questo punto mi viene da chiedere: è la sinistra che ha perso il contatto col popolo, oppure è il popolo che ha perso il contatto con la realtà?!
Forse da quersto punto non si torna indietro.
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