di Michela Truncellito
Se la stampa italiana proclama un Berlusconi vincitore, quella internazionale nel migliore dei casi lo presenta come un settantunenne che ancora è in politica e fa il leader. Sfogliando le pagine web dei quotidiani che provengono dal mondo si notano alcune costanti: Fini viene continuamente seguito dalla presentazione di ex fascista, Bossi come xenofobo e Berlusconi come buffo showman che ha in mano a sé il potere di media, cibo, industrie, editoria, e che per tutte queste ragioni è il terzo uomo più ricco d’Italia.
“El Pais” si augura che questo terzo governo ammonisca Berlusconi dal tentare di salvare dal carcere sé ed i suoi amici. Kaminski editorialista del “The Wall Street Journal Europe” agl’ italiani che da 14 anni credono all’uomo che porterà all’Italia grandi cambiamenti disillusioni. “The New York Times” dal canto suo dichiara “se gli italiani abbiano votato Berlusconi per fiducia o come il minore dei mali, dopo due anni d’immobilismo del frammentato centrosinistra. In un momento di bassa autostima nazionale l'Italia ha scelto un uomo le cui commedie, gli scandali e i capelli sempre più folti funzionano davanti alle telecamere”. “Le Monde” fa un’analisi, tra le altre, di un vincitore realista che preannuncia tempi difficili e scomode riforme contro l’avversario che regala sogni ad un elettorato che forse non è più in grado di crederci.
La situazione italiana
Per ciò che concerne la stampa e la televisione italiana molto latitanti, se non del tutto assenti, sarebbero quelle unioni “comuniste” che da anni il leader del PdL va demonizzando. Il tg1 di Riotta e le analisi di Renato Mannheimer stasera lasciano la perplessità di quella sottile fetta di telespettatori monitoranti dopo l’affermazione che la forte polarizzazione del voto per la Lega e per l’Italia dei valori è anche da legare al pensiero grillino, basterebbe dare uno sguardo disattento al blog del comico per capire quanto quest’ ultimo abbia perso la voce per proclamare l’assenteismo alle urne elettorali.
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