giovedì 24 aprile 2008

Hillary stravince e accorcia le distanze


di Valeria Mencarelli

I risultati delle primarie che si sono tenute in Pennsylvania martedì scorso parlano chiaro, chiarissimo: la Clinton si aggiudica lo stato con la percentuale, nettamente a suo favore, del 54,3%, quasi 10 punti di distacco da Barack Obama. Tutto come prevedevano i sondaggi, certo. Ma la senatrice non perde l’occasione di togliersi qualche sassolino dalla scarpa. Nel discorso tenuto in seguito alle votazioni sottolinea come “questa vittoria è il segno che la corrente è cambiata”. E rincara la dose verso chi, più di una volta, ha cercato di sminuirla: “C'è chi mi vorrebbe fuori dalla corsa, ma il popolo americano è tenace e si merita un presidente che non molla, e io non mollo”.


Il rilancio verso la convention

Una vittoria, questa, che dovrebbe portare beneficio anche ai fondi per il proseguimento della sua campagna. La senatrice infatti, a differenza di Obama, che ha in attivo più di 40 milioni di dollari, si ritrova attualmente con un debito di circa 10 milioni. Ma forte dei risultati ottenuti martedì, Hillary guarda ora con più speranza alla convention di fine agosto a Denver. La sua strategia punta ad accorciare la differenza di circa 600 mila voti che ancora la tiene lontana dal suo avversario e sostenere la sua vittoria negli Stati più importanti per la conquista della Casa Bianca, ossia quelli contesi con i repubblicani, come Ohio, California, Michigan. Dal canto suo, Obama incassa la sconfitta, sottolineando che comunque partiva con più di 19 punti di svantaggio, e si concentra sulla prossima battaglia. Il senatore è già partito per l’Indiana, dove il 6 maggio si terranno le votazioni, insieme al North Carolina, e dove in entrambi gli stati è indicato dai sondaggi come il favorito.

Una partecipazione di massa

Il segnale positivo di questa tornata elettorale, come anche il senatore nero ha sottolineato, è sicuramente il grande afflusso alle urne: circa il doppio dei cittadini ha espresso il suo voto rispetto alle primarie che si erano tenute nel 2004, segno che questa campagna sta appassionando non solo la stampa locale ed internazionale. Un risultato positivo, certo, ma non così confortante come si potrebbe pensare. Le preoccupazioni maggiori, infatti, riguardano il partito democratico stesso, che sembra perdere sempre più unità sotto i colpi lasciati da questo scontro così ostile. La metà degli elettori di entrambi i candidati ha già dichiarato di essere disposto a votare il repubblicano Mc Cain in caso di una sconfitta del loro favorito, ed una tale animosità rischia seriamente di consegnare la Casa Bianca al prossimo George Bush.

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