martedì 22 aprile 2008

Air France rompe la trattativa: una sconfitta tutta italiana

di Simone Conte

Alla fine i francesi hanno sbattuto la porta. C’è un limite a tutto, compresa la pazienza, e in particolar modo nel momento in cui ci sono in ballo asset delle proporzioni di una compagnia aerea. La franco-olandese Air France-Klm ha lasciato il tavolo delle trattative per l’acquisizione di Alitalia, sancendo di fatto la fine dell’ultima speranza di una soluzione (sempre tenendo conto del quadro generale) “lineare” alla vicenda della compagnia di bandiera.
Perché

In una nota della compagnia francese si legge che il ritiro dalla trattativa è dovuto al cambiamento del quadro macro-economico", nel quale sarebbe determinante "l'aumento sensibile del greggio, nelle ultime settimane lievitato fino al 22% in più". Conseguentemente “ il ritorno alla redditività di Alitalia richiederebbe tempi molto più lunghi". Queste sono ragioni inattaccabili, ma non dicono la verità, o comunque ne dicono solo una parte. E’ venuta a mancare la fiducia, la pazienza: Air France ha capito che si stava incastrando in un vicolo cieco, ed ha mollato. Questo accordo poteva e doveva essere stato chiuso molto tempo fa. I francesi sono stati fatti allontanare e definitivamente scappare dall’irresponsabilità dei sindacati (sempre più distanti dalle esigenze dei lavoratori) e da quella di Berlusconi che in campagna elettorale ha sventolato una cordata italiana come se fosse cosa fatta, mentre l’interesse manifestato in queste ore da Intesa Sanpaolo sembra essere ancora ad uno stato esplorativo

Il solito protezionismo

In questo momento di grande incertezza, c’è qualche elemento saldo a cui appigliarsi: i responsabili di questo disastro non pagheranno, chi è stato d’intralcio al buon esito di questa trattativa non darà le dimissioni, non chiederà scusa ai lavoratori esasusti di Alitalia, che speravano fortemente nell’acquisto. Ancora una volta prevale un miope protezionismo all’italiana, dove lo straniero è il nemico, e se un tecnico competente come Padoa Schioppa non è riuscito a sbloccare la situazione, appare davvero difficile pensare che potrà farlo il futuro ministro dell’economia, quel Tremonti che ha guidato le uscite di Berlusconi per spaventare Air France, e che se potesse tornerebbe ai dazi doganali. Ancora una volta lo Stato riempirà le casse per ovviare all'ennesima crisi imminente, ancora una volta il denaro pubblico finirà in una pozzo senza fondo.

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