venerdì 28 marzo 2008

La Campania e le radici dell'ennesima crisi


di Roberto Scalia

In questi giorni la mozzarella di bufala è la protagonista in tutta la stampa e la tv, non solo quella italiana, perché è improvvisamente“pericolosa”. Qualche ora fa la Commissione Europea ha riferito che l’Italia rischia “misure di salvaguardia” per la mozzarella di bufala prodotta in Campania: dall’oggi al domani un alimento caratteristico è diventato velenoso? Naturalmente no, questo fa parte solo di allarmismi ingiustificati enfatizzati dai media, anche se sulla mozzarella e la Campania è giusto fare dei chiarimenti.

Le radici di un’emergenza

Bisogna dire con chiarezza che non ci sarebbe nessun allarme se a partire da quindici anni fa, invece di sperperare il denaro, ci fosse stata una buona politica e una buona amministrazione che è mancata soprattutto a Napoli, per quanto riguarda la gestione della raccolta e lo smaltimento dei rifiuti. Questi rifiuti, sono stati e (ancora oggi lo sono) gestiti dalla Camorra che ha gettato e sepolto montagne di spazzatura in posti dove oggi le bufale pascolano o bruciandoli accanto allevamenti di animali. Così mentre la regione si inquinava il governo della Campania pensava a promuovere la Regione nel Mondo e a non perdere le poltrone e il denaro che portano. Così Bassolino rimane saldo al suo posto pur essendo uno dei maggiori responsabili della rivolta della popolazione, stanca e scoraggiata da tanta inadempienza, ed ha pensato di inserire nelle liste dei candidati per le prossime elezioni un volto nuovo: quello della moglie. Anche se su questo tema rimane inarrivabile Mastella che posizionò sua moglie a capo del Consiglio Regionale pur non essendo stata eletta.

Per non generalizzare

Nonostante ciò, la Campania rimane Napolicentrica, così poco spazio viene dato al resto della Regione, dove sono in pochi a sapere che ci sono delle piccole isole felici, dove la vita continua normalmente, dove il problema dei rifiuti e poco sentito e dove la gente mangia la mozzarella e vive tranquillamente. E’ il caso del Cilento, un territorio a sud della provincia di Salerno, che con il Vallo di Diano fa parte dell’omonimo Parco Nazionale, che è presieduto da questo mese dal sociologo Domenico De Masi. Mentre la Regione va a rotoli, nessuno dice che nel Cilento si fa la raccolta differenziata, che tutti i comuni facente parte del territorio raggiungono durante l’anno quasi il 50% di differenziata e che le piccole cittadine di questa zona non hanno “monnezza” per le strade e che la mozzarella di Paestum è buonissima. La crisi dei rifiuti, sta mettendo in ginocchio l’intera Regione, anche nelle zone non a rischio diossina e dove non c’è la camorra a gestire la politica. Eppure, nel Cilento, come nell’entroterra della provincia di Avellino, i giovani o emigrano o si adattano a una realtà difficile, dove per andare avanti si deve contare sul sostegno dei politici-principi della zona che con il loro aiuto danno un posto di lavoro, in cambio di un voto alle elezioni, sia che esse siano provinciali, regionali o nazionali.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Cavolo!!! Se non ti conoscessi, nel leggere questo articolo penserei che sei uno di quelli che non va a votare!!!...E invece...Pensiero e azione. "Odio chi pensa una cosa e e fa un'altra". Ovviamente, ti conosco troppo per odiarti.Biancarosa