di Dario Abballe
Sembrava ormai deciso il destino di Hillary Clinton ma nel corso della notte qualcosa è cambiato; qualcosa è successo. La candidata premier andando a vincere le primarie democratiche in tre Stati su quattro ha di fatto riaperto i giochi per la sfida finale con il nuovo leader repubblicano McCain. Rhode Island (58 %), Ohio (56%) e Texas arridono alla Clinton che subisce però una pesante sconfitta nello Stato più liberale: il Vermont. L’impresa dell’ex first-lady non è affatto di poco conto: sembrava scontata la vittoria del rivale Obama ma la sua ascesa (ben 11 vittorie consecutive) ha subito una brusca frenata in quello che è stato il secondo Supertuesday e le aspettative per il primo candidato afroamericano della storia, non sono poi così rosee. Dai sondaggi è infatti emerso che popolarità e immagine di Barak Obama, anche se forti e solide, stanno facendo i conti con un calo di credibilità causato in primis dalla ripresa della Clinton e inoltre dalla copertura mediatica stanca della vaghezza sul programma elettorale.
Il rischio del logoramento
Il rischio del logoramento
Il testa a testa sarà quindi il leit motiv delle prossime primarie che si terranno tra 7 settimane in Pennsylvania. La sfida tra i due candidati sarà estenuante, una vera e propria guerra di trincea in cui Obama appare sempre sicuro, conscio del vantaggio numerico dei delegati a suo favore mentre Hillary è rinfrancata dalle recenti vittorie soprattutto quella in Ohio: “Nessun candidato ha vinto la Casa Bianca senza aver vinto le primarie in questo Stato” queste le parole della Clinton che si dice ulteriormente rassicurata dalla vittoria in quasi tutti i grandi Stati, fatto che giova nettamente alla sua posizione.
Giochi fatti tra i Repubblicani
Se la notte porta consiglio, a John McCain ha portato la vittoria. È lui infatti il nuovo candidato repubblicano per la Casa Bianca. Aggiudicandosi tutti e quattro gli scontri ha raggiunto il numero di delegati sufficiente per la nomina: 1191. La vittoria dell’ex soldato McCain è stata netta, la sua marcia implacabile, costringendo gli avversari al ritiro: in ultimo quello di Huckabee, che gli comunque ha assicurato il suo appoggio. Il suo programma elettorale è stato chiaro e cristallino: mantenimento delle truppe in Iraq, riduzione delle tasse e globalizzazione i punti di forza di un cartello prettamente conservatore. Ora quindi non gli rimane che gettare il guanto di sfida al candidato democratico che sarà: Barak Obama o Hillary Clinton
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