venerdì 15 febbraio 2008

San Valentino, e niente da festeggiare


di Gianni Galleri


Il 14 Febbraio a Beirut nessuno aveva voglia di festeggiare la festa degli innamorati. In città due manifestazioni hanno ricordato, a chi se ne fosse dimenticato, che il Libano è diviso, che il Libano stagna in una crisi di difficile risoluzione, che non si vede la luce all'orizzonte.
Nella zona nord di Beirut, attorno a Piazza dei Martiri, dove si trova la tomba di Rafiq Hariri, una manifestazione a sostegno del governo ha urlato la propria frustrazione e la propria voglia di vivere una vita normale, contro le ingerenze straniere sul suolo libanese. Il 14 Febbraio è stato il terzo anniversario dell'uccisione di Hariri, saltato in aria, nel 2005, insieme al ministro Basil Fleihan. Da allora una lunga
lista di nomi sono caduti sotto i colpi di uccisioni mirate, quasi tutte senza rivendicazione.
L'attentato di Damasco
Ma questa non è stata l'unico urlo di dolore levatosi dal Paese dei Cedri. Bandiere nere a lutto e gialle e verdi (i colori di Hezbollah), hanno accompagnato il feretro del capo militare del Partito di Dio. A Imad Fayez Mughniyah, saltato in aria a Damasco, è stato riservato un funerale da martire. Presenti alle esequie, anche il leader carismatico Nasrallah, che riferendosi ad Israele, probabile mandante dell'attentato, ha dichiarato: “ha fatto un grande errore nell’uccidere Mughniyeh e lo rimpiangerà, perché Imad ha lasciato decine di migliaia di uomini come lui”. L'Iran, presente a Beirut con il suo ministro degli esteri Manouchehr Mottaki, ha voluto portare il sostegno alla famiglia e al Partito, con le parole della Guida della Rivoluzione Khamenei “Uomini come questo grande martire hanno sacrificato la loro vita, comodità ed agi nella via della difesa degli oppressi”.
La situazione si surriscalda, Hezbollah promette vendetta, tanto che Israele ha messo in stato d'allerta l'esercito.

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