lunedì 11 febbraio 2008

Cos'è il presidenzialismo

di Daniele Zandonà


Esaltato da alcuni come rimedio ai mali della democrazia italiana, contrastato da altri come deriva autoritaristica da evitare: il Presidenzialismo torna con una certa periodicità tra gli argomenti dibattuti in politica. Di cosa si tratta esattamente?
Il presidenzialismo in Usa
Negli Usa il sistema presidenziale completo è in vigore da sempre. Il governo federale centrale è rappresentato dalla figura del Presidente, un potere personale che mette in ombra quello delle camere. La principale differenza col nostro sistema, è che nel presidenziale il potere legislativo e quello esecutivo sono legittimati entrambi con l’elezione da parte del popolo; il presidente, che fonde le funzioni di capo di stato e capo dell’esecutivo, non ha vincoli di fiducia col parlamento. Proprio per questa differenza, ogni legislatura raggiunge la fine del mandato (dimissioni solo in occasione di scandali, vedi Watergate). Questo sistema è quello che più permette una stabilità di governo, e una possibilità di gestione molto ampia della politica nazionale; il presidente non ha alcun rischio di essere sfiduciato, e il potere dei partiti è molto basso. Tra i rischi c’è quello di un’eccessiva forza del presidente, e quando in parlamento si è verfificata una maggioranza a lui ostile si è spesso assistito ad un aperto scontro tra esecutivo e legislativo.
Il presidenzialismo in Francia
Il sistema francese invece è un semi-presidenziale, nato con la quinta repubblica, nel 1958. L’esercizio dell’esecutivo è condiviso tra Presidente della Repubblica e Presidente del Consiglio. Il primo è eletto direttamente dal popolo, legittimato direttamente e impossibilitato ad essere sfiduciato dal parlamento; il secondo invece è nominato dal presidente della repubblica stesso, ma deve avere la fiducia delle camere e può essere quindi anche delegittimato, o revocato dal presidente. La deriva autoritaria è meno probabile vista la co-gestione di governo, ma la necessità di fiducia del parlamento da parte del presidente del consiglio ha portato a volte ad avere i titolari del potere esecutivo rappresentativi di diversi orientamenti politici.
E in Italia?
Proposto più volte, la discussione si è risolta sempre in un nulla di fatto. Gli indubbi vantaggi comportati da una maggiore stabilità e forza di governo, sono osteggiati dallo spettro delle derive negative di un’eccessiva autorità: il nostro sistema parlamentare nasce in contrapposizione al precedente sistema fascista, fantasma sempre presente nella memoria italiana. Ma ci sono anche altre ragioni. Il presidenziale è fatto di grandi leader, mentre i partiti contano sempre meno; il passaggio verso la personalizzazione della politica, che punta su personaggi carismatici di grande attrattiva di fronte al crollo inesorabile delle ideologie, sarebbe così accentuato. Eventualità che fa paura a chi rischia di venir messo da parte, piccoli partiti e piccoli personaggi che invece tanto possono farsi valere nel nostro sistema che assicura un forte controllo tra i vari poteri. Non è un caso dunque che il presidenzialismo sia proposto dai principali leader e contrastato dagli altri. Ci provò Berlusconi ma fu osteggiato all’interno della sua coalizione al punto di dover svoltare verso l’ipotesi più “soft” di premierato forte, che fu poi bocciata dagli elettori. Veltroni ha provato a richiamarla come alternativa possibile, suscitando il risentimento di D’alema. La discussione è ora ferma, ma potrebbe tornare tra i temi caldi se diventasse realtà la Costituente immaginata per i prossimi mesi, voluta per riformare le istituzioni di un paese che sta crollando sotto la propria immobilità.

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