di Simone Conte
Uno a uno. Questo il risultato in campo democratico dopo le primarie in Iowa e new Hampshire tra Hillary Clinton e Barack Obama, nella corsa che porta alla Casa Bianca. Dopo la vittoria nella prima tornata e i sondaggi favorevoli per la seconda sembrava che la strada per l’uomo nuovo della politica statunitense si fosse messa in discesa, e invece l’exploit dell’ex first lady ha rimesso la palla al centro. Gli analisti, gli esperti, i sociologi e i corrispondenti delle testate italiane, sono rimasti un po’ spiazzati. Da giorni andavano predicando il due a zero di Obama come fosse cosa fatta, e si lanciavano addirittura in ipotesi di ritiro della Clinton, forti dei sondaggi che davano come certo il sorpasso dello sfidante. Come spesso accade, davanti all’eventualità di doversi smentire, e ammettere di aver fatto il passo più lungo della gamba, gli specialisti hanno cercato nei video della campagna elettorale ed hanno trovato il loro salvagente. Quasi tutti i maggiori quotidiani nazionali hanno scritto di come Hillary sia scoppiata in lacrime durante l’ultima conferenza stampa prima del voto, e di come questo abbia spostato molti voti a suo favore.
Lacrime di coccodrillo
Lacrime di coccodrillo
Anche volendo prendere per buona l’ipotesi che un pianto possa spostare tutti quei voti, bisogna fermarsi però un passo prima: quelle lacrime non esistono. Il presunto pianto di Hillary Clinton altro non è che un momento di emozione (inutile discutere se genuina o no, non è questo il punto), una frase detta con la voce rotta, e al massimo gli occhi lucidi per qualche istante. Questo è il video, lacrime non ce ne sono, e tanto meno singhiozzi, dopo pochi secondi il suo volto è sereno, sorridente. Può sembrare una piccolezza, ma non lo è. C’è differenza tra emozionarsi e scoppiare in lacrime per noi, figuriamoci per una persona che ha gli occhi del mondo puntati addosso. E’ una delle tante piccole distorsioni della realtà di una stampa che troppo spesso parla per sentito dire, o che sa ma enfatizza per poter sparare un titolo accattivante o per giustificare l’errore in un’analisi avventata di qualche giorno prima.
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