di Daniele Zandonà
I primi giorni dell'anno hanno visto svolgersi un inatteso dibattito su una moratoria contro l'aborto, discussione sviluppatasi dopo la recente moratoria contro la pena di morte, finalmente approvata dall'Onu. Per i sostenitori di una revisione dell'attuale legge 194, in primis il direttore de "Il Foglio" Giuliano Ferrara, l'analogia tra pena di morte ed aborto è evidente in quanto quest'ultimo viene considerato uno sterminio di massa di vita mana perfettamente legalizzato. Immediato il sostegno da parte della Chiesa cattolica, e di parte della classe politica italiana, per lo più di centrodestra, ma non esclusivamente. I detrattori di questa iniziativa invece lamentano il rischio che dietro tutto ciò ci sia un'ingerenza religiosa nella politica italiana che si vorrebbe laica. Obiezioni più tecniche arrivano da parti più moderate, contro il rischio che con una revisione si potrebbe creare una legge peggiore dell'attuale. Su questa posizione si trova il Ministro della Salute Livia Turco che dice:”si al dibattito, ma la legge non si tocca”.
Il dubbio dell'opportunità
Negli ultimi giorni l'argomento è lentamente passato in secondo piano, a fronte di questioni più urgenti e drammatiche per la cronaca nazionale. Viene dunque da chiedersi a molti, in presenza di tematiche decisamente più urgenti e importanti per il paese (come l'emergenza rifiuti o la discussione su una nuova legge elettorale), se sia il caso di dibattere anche su un tema come l'aborto, sul quale tra l'altro gli italiani si sono già espressi tramite referendum sin dal 1981. Senza entrare nel merito della questione, rimane il dubbio se sia veramente il caso di spendere energia e tempo ( e spazi nei telegiornali) per ragionare su proposte di questo tipo, forse le priorità sono altre.
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