lunedì 15 dicembre 2008

Unioni gay abrogate in California: l'ombra dei Mormoni dietro la Proposition 8


di Laura Liucci

Il 4 novembre 2008, mentre l’America sceglieva di guardare al futuro votando l’uomo nuovo, la California sceglieva il ritorno al passato votando Sì al referendum denominato “Proposition 8”. Un passato nel quale un omosessuale non può sposare il proprio partner. La California, considerata da sempre un baluardo liberale in merito a diritti civili, in maggio aveva riconosciuto il diritto dei gay di sposarsi, ritenendo qualsiasi altra soluzione (come unioni civili e coppie di fatto) non paragonabile al matrimonio. Ma da subito si era parlato di un referendum abrogativo che avrebbe chiamato i californiani a deliberare in merito alla decisione della Corte Suprema. E così è stato. Il 52% dei voti ha riportato indietro nel tempo il Sunshine State.


La protesta e le iniziative
La vicenda ha assunto però proporzioni maggiori. E’ ben noto come la campagna “Protect Marriage” sia stata orchestrata dai Mormoni dello Utah, che si sono impegnati in prima persona perché nella vicina California non venisse “snaturata” l’istituzione del matrimonio (che loro, come molte altre chiese, ritengono essere possibile solo per un uomo e una donna). Si ritiene che circa l’80% dei volontari per campagna referendaria fosse mormone, e che la Chiesa di Salt Lake City abbia versato milioni di dollari finanziando la campagna pubblicitaria che ha bombardato la California pre-elettorale, violando inoltre la legge che obbliga di dichiarare qualunque sforzo economico a favore di una campagna elettorale. La “Fair Political Practices Commission” sta indagando in merito alla vicenda.

Nel frattempo i gay d’America hanno preso fortemente di mira la Chiesa Mormone, specialmente a Salt Lake City, capitale storica del culto fondato da Joseph Smith. Nelle settimane seguenti il referendum si sono registrati assalti a varie chiese e numerose manifestazioni. Negli ultimi giorni, dalle pagine del sito Americanblog.com, è partita un’iniziativa che invita al boicottaggio dei brand Utah, del Sundance Film Festival (che si tiene ogni anno a Park City ) e della stagione sciistica che sta per cominciare, al fine di minare “le attività produttive mormoni”, tra le ovvie proteste di chi lamenta l’indiscriminatezza con cui si colpirebbe uno Stato che ospita il 40% di popolazione non mormone.

La situazione mondiale
In America i matrimoni gay sono permessi in Massachusetts e Connecticut (dopo che California, Arizona e Florida li hanno dichiarati di nuovo incostituzionali), mentre lo stato di New York e il Rhode Island riconoscono i matrimoni contratti negli Stati che li permettono. Ad ogni modo in quasi tutti gli Stati dell’ Unione esistono forme di ufficializzazioni diverse dal matrimonio. Nel resto del mondo gli omosessuali possono contrarre matrimonio in Belgio, Olanda, Spagna, Norvegia, Canada e Sudafrica; le unioni civili, sotto molteplici forme e denominazioni, sono presenti nella maggior parte degli Stati europei. In Italia il matrimonio gay non è permesso e ogni sforzo in questo senso è terminato in una sterile sagra di sillabe utilizzate pur di non pronunciare le parole proibite: dai Pacs, passando per Dico e Cus e terminando con i DiDoRe, sembra essere ancora lontani dall’approdare ad una legislazione valida e accettata che garantisca alle unioni gay una base di diritto.

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