mercoledì 12 novembre 2008

Obama, prove da presidente

di Valeria Mencarelli

Tecnicamente non è ancora presidente (vale la pena ricordarlo, il sistema elettorale americano è un sistema indiretto), ma Barack Obama già muove i primi passi per la costruzione della nuova squadra che lo affiancherà nei prossimi quattro anni della sua amministrazione. Obama, che è diventato il simbolo della forza della democrazia americana, ha iniziato a vagliare i vari nomi che girano intorno ai ministeri principali. Per ora l’unica nomina certa è quella di Rahm Emanuel come capo di gabinetto. Una scelta che ha fatto discutere, ma che è un chiaro segnale per tutto il parlamento.


Chi è il nuovo capo dello staff di Obama
Rahm Emanuel, come suggerisce il nome, è innanzitutto un ebreo con origini israeliane. Sostenitore del nuovo presidente fin da subito, ha curato, durante le primarie, il rapporto tra Obama e l’Aipac (American Israel Public Affairs Committee, importante organizzazione filoisraeliana), ed è il quarto uomo di potere all’interno del Partito Democratico. Già consigliere di Clinton dal 1993 al 1998, fu il principale artefice della vittoria alle elezioni parlamentari del 2006, dove i democratici conquistarono la maggioranza alla Camera. Nonostante il suo orientamento centrista, Emanuel è un liberale soprattutto riguardo i diritti civili, e per questo ben visto dalla comunità gay (e da anni si vocifera che lo sia). Un personaggio politico decisamente eclettico. Ma a pesare sulla scelta sarebbe stata la forte capacità pragmatica di Emanuel, che risulterebbe fondamentale per affrontare la crisi. “Nessuno che io conosca è più capace di lui di portare le cose a compimento” ha affermato Obama.

Un periodo di transizione
Il primo incontro tra il presidente eletto e quello uscente Bush è avvenuto ieri sera, un incontro che inizia il processo di transizione che porterà all’insediamento definitivo di Obama alla Casa Bianca previsto per il 20 gennaio. Ma nel frattempo, sebbene Obama abbia dichiarato di non avere in programma di prendere parte al G20 del 14 e 15 novembre e di voler mantenere delle continuità con la passata amministrazione in alcuni ruoli chiave, si dice che più di 200 emendamenti promulgati da Bush saranno abrogati o modificati. Lo rivela il Washington Post, secondo cui saranno rivisti, in particolare, i provvedimenti che riguardano i finanziamenti alla ricerca, le cellule staminali e l’aborto. Nell’agenda del nuovo presidente le cose da fare non sono certo poche, e dal 20 gennaio inizieranno sicuramente i problemi. Per ora siamo certi che l’attenzione alle questioni sociali non sarà messa da parte come lo è stato per gli ultimi otto anni.

Per approfondire:

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