sabato 22 novembre 2008

Aranycsapat ovvero la squadra d'oro che violò le regole del football


di Gianni Galleri
Quella sera si sentirono sicuramente un po' storditi anche loro. Avevano compiuto un'impresa. Era il 25 novembre del 1953, 35 anni fa. A quel tempo se entravi in quello stadio tremavi, e uscivi sempre a testa bassa, sconfitto. Wembley era come una ragazza inviolata. I Leoni della nazionale inglese, gli inventori del football, non avevano pietà di nessuno fra le mura amiche. Ma il 25 novembre del 1953, la federcalcio inglese commise un'enorme leggerezza. Volle invitare, per festaggiare i suoi novant'anni, i campioni olimpici in carica. Quella sera sotto il cielo di Londra nacque la leggenda dell'Aranycsapat (la squadra d'oro). L'Ungheria massacrò l'Inghilterra per 6-3.
Il colonnello e il centravanti arretrato
Una squadra unica, come accade una sola volta, ogni tanto, nella storia del calcio. Una nazionale capace fra il 1952 e il 1954 di aggiudicarsi un'Olimpiade e un secondo posto ai mondiali svizzeri, dietro alla Germania, in una partita in cui troppe cose alla fine non tornarono. I nomi di quegli uomini dicono così poco ai non addetti ai lavori. Si sa, il magiaro è una lingua dai suoni assurdi per noi neolatini, ma qualche persona sulla cinquantina sentirà correre un brivido sentendo nominare ad esempio il nome del colonnello Ferenc Puskas, uno dei più grandi calciatori di sempre, che dopo i fatti del '56 a Budapest si trasferirà a Madrid, nel grande Real e prenderà persino la nazionalità spagnola. Oppure si emozionerà ricordando l'altro attaccante Sandor Kocsis, capocannoniere in Svizzera con 11 gol. Ma soprattutto il nostro lettore, se capisce di calcio, si appassionerà a conoscere o a ricordare la storia di Nandor Hidekguti. È lui l'ingranaggio che fece di una grande squadra una leggenda. Gusztav Sebezs, il mister, era un genio, una persona che sapeva osare, niente da spartire con i mister di oggi, troppo sotto pressione per inventarsi qualsiasi cosa. Nandor era un centravantone lento, estremamente marcabile, innocuo. Lui lo prese e lo posizionò dietro alla punta centrale, Puskas, e alle due ali, inventandosi un 4-2-4 da sogno.

Ascesa e declino
Quando i Leoni entrarono in campo non capirono niente e si trasformarono presto in agnelli. Hidekguti segnò tre reti quella sera, entrando legittimamente nell'olimpo del calcio, insieme a nomi più noti, alla faccia dell'infame storiografia calcistica contemporanea, che premia i belli e non i bravi. Ma si sa, la bestia ferita è la più pericolosa, la più vendicativa. E fu per questo che la Grande Inghilterra pretese la rivincita. Come si usava al tempo, fu fissata una partita in Ungheria. I Leoni volevano rimettere le cose a posto, non si possono sovvertire i valori. Era il 23 maggio del 1954. Probabilmente il Nepstadion di Budapest era gremito. Le maglie inglesi gridavano vendetta, ma la squadra d'oro ancora una volta urlò al mondo chi era il più forte, infliggendo a sua maestà la più cocente sconfitta mai ricevuta nella sua storia: 7-1.
La storia però a volte non premia gli eroi, non bacia chi dovrebbe. Era passato poco più di un mese dall'impresa quando l'Aranycsapat si trovò a disputare il primo mondiale europeo del dopoguera. Davanti a sé la Germania Ovest, l'umiliata che doveva rialzarsi. Il risultato è noto a tutti, quello che è meno conosciuto, fu la fine che fece la nazionale tedesca. Per la cronaca, alcuni giocatori smisero dopo neppure un anno, quasi tutto l'undici titolare fu colpito da un'epatite nel giro di un mese, qualcuno poco dopo se ne andò. Ma nel calcio restano i numeri e l'Ungheria perse quel mondiale. Puskas, Hidekguti, Kocsis, Budai e Czibor restano solo dei suoni senza senso e non i nomi di chi osò distruggere le certezze del calcio.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Quello era Calcio signori...con la C maiuscola e senza tutti questi soldi di oggi.

doc

Unknown ha detto...

uno squadrone. C' e' il sospetto del doping dietro la vittoria tedesca, ma anche una formula dei mondiali assurda, che costrinse l' Ungheria, prima del suo girone, ad un cammino ben piu' difficile di quello della Germania, seconda. Gli ungheresi si logorarono contro Uruguay e Brasile, i tedeschi passeggiarono con i modestissimi Jugoslavi e gli Austriaci ormai in declino.