venerdì 17 ottobre 2008

La sinistra ritrova sè stessa in piazza


di Simone Conte e
Gianni Galleri
Nel giorno in cui ancora una volta la piazza si riempie del dissenso nei confronti dell’operato del Governo, e a una settimana di distanza dalla manifestazione del Partito Democratico (sempre che non cambi idea), è bene voltarsi indietro e dare uno sguardo alla giornata che ha aperto questo ottobre infuocato, l’11 ottobre. Un fiume umano che l’ampiezza di uno sguardo non riesciuva a contenere. Era questo lo scenario che si presentava agli occhi di chi sabato pomeriggio si fosse imbattuto nella manifestazione della sinistra (suo malgrado) extraparlamentare, primo grande momento di aggregazione organizzata dopo la terribile batosta elettorale che ha sancito l’esclusione da Camera e Senato dell’allora Arcobaleno.
La motivazione ufficiale di questa mobilitazione era quella di esprimere una protesta nei confronti delle politiche messe in atto dal Governo Berlusconi, ma aldilà di questa, quella dell’11 ottobre è stata anche l’occasione che un pezzo importante della nostra società si è data per ricordare la propria esistenza. Innanzitutto a sé stessa, ma soprattutto ad un’Italia che dimentica tutto e tutti in fretta, e chi rimane fuori dal giro di ospitate dei vari Ballarò, Matrix, Porta a Porta e dai pastoni politici dei telegiornali è esposto a questo rischio ancora di più. La sinistra ha fatto quello che in questo momento doveva fare: gridare. Tornare a volantinare, ad essere per strada, ad avvicinarsi alla gente, guardarla in faccia.

Al corteo hanno preso parte tutti i partiti che compongono l'area alla sinistra del PD: Sinistra Democratica, Verdi, Comunisti Italiani, Rifondazione Comunista, Sinistra Critica e Partito Comunista dei Lavoratori. Senza dubbio una manifestazione di base, dove il comune cittadino l'ha fatta da padrone, riuscendo in certi frangenti ad oscurare anche i leader politici, che pure non mancavano. Erano presenti fra gli altri sia Ferrero che Bertinotti, sia Vendola che Fava, passando un po' a sorpresa per la Turco e Occhetto. Dall'esterno sono arrivate le accuse (vedi Il Manifesto, troppe bandiere rosse) di una manifestazione troppo identitaria, ma probabilmente era proprio quello che la sinistra stava cercando. La Repubblica insieme al Corriere hanno enfatizzato il ruolo di Vendola e della sua idea di una costituente di sinistra, ma fra i manifestanti, se un'idea c'era, era eventualmente quella di una riunificazione PdCI-Rifondazione, ma anche questa da valutare e non affrettare.

Al di là dell'identitarismo, la manifestazione presentava anche temi politici e sociali di grande rilievo. Innanzitutto il carovita, vero slogan dell'iniziativa: “non si arriva alla fine del mese”. Ma anche il razzismo (con un intervento nella piazza dove si è chiuso il corteo di un immigrato proveniente da Napoli), la deriva neofascista della Capitale e dell'Italia tutta, il nucleare e molti altri temi caldi.

Piazza Navona contro il Lodo Alfano

Contemporaneamente, in un’altra piazza, un altro pezzo di opposizione esprimeva il proprio dissenso, con un Di Pietro attento a non cadere preda di strumentalizzazioni e per questo sempre attento a sottolineare nel suo discorso il fatto che la protesta fosse solo ed esclusivamente contro il governo e non avesse alcun intento polemico nei confronti del Partito Democratico. Lo scopo della manifestazione era quello di dare il via alla raccolta delle firme per proporre un referendum sul Lodo Alfano, e in questo senso pare che l’avvio sia stato buono. I banchetti sono stati presi d’assalto, con lunghe file piuttosto composte per poter apporre la propria firma. In generale, l’esito della manifestazione appare positivo, ma nell’aria aleggia sempre quel pizzico di “grillismo” derivante dalla ostentata (forse troppo?) vicinanza del leader dell’Idv al comico capopopolo genovese. Ma perlomeno Di Pietro ci prova, mentre il Partito Democratico (probabilmente a causa della paura di un flop della raccolta firme) continua a tenersi ai margini. E a dimenticarsi di essere opposizione.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Io direi che la sinistra, prova a ritrovare se stessa in piazza. Possibile che siamo dovuti cadere così in basso per renderci conto che la sinistra è un punto di forza per la ripresa politica del nostro "bel" paese? Possibile che solo nel momeno in cui il PD è andato all'opposizione, ci siamo accorti anche della sua incapacità governativa?
Ma tutte queste cose si sapevano già! e prima ancora che il governo cadesse, dando vita alla peggiore campagna elettorale della storia e alla ancora peggiore conseguenza del dopo voto. Stiamo più attenti e valutiamole in tempo le cose, prima di essere costretti a scendere in piazza per cercare di conquistarci la dignità perduta.
Biancarosa