sabato 30 agosto 2008

La nuova scuola italiana


di Serena Rosticci

E’ inutile negarlo, l’istruzione pubblica italiana vive un (ennesimo) momento difficile: le università sono minacciate di trasformarsi in fondazioni, i fondi destinati alla scuola diminuiscono drasticamente ogni anno e si iniziano a fare distinzioni tra “scuole del nord” e “scuole del sud”. quel. Ma oltre all’operato del Governo, è anche scoraggiante di fronte a tutto ciò il silenzio di un’opposizione troppo spesso accondiscendente nei confronti delle scelte delle maggioranza.


I problemi della pubblica istruzione
L’attuale ministro dell’istruzione Mariastella Gelmini ha da poco parlato della necessità di attuare dei corsi di formazione per i docenti delle scuole del meridione: “Ho sempre ritenuto che esistano bravi professori, sia al Nord che al Sud, ma il Mezzogiorno ha oggi un deficit strutturale e di progettualità certo non imputabile al corpo docente. Mi sono limitata a segnalare che la scuola nelle regioni meridionali è colpita da una grave crisi.” Queste le parole con cui il ministro giustifica la scelta di optare per una distinzione tra istruzione del nord e istruzione del sud. E’ quindi evidente che per la Gelmini i problemi non sono il salario da fame dei docenti, ne’ i continui tagli di fondi a scuole e università. I problemi sono piuttosto il bullismo (che per altro abita le scuole da secoli ma solo ora se ne sente parlare) da combattere inserendo nuovamente il voto in condotta e l’attuazione di un decreto legge, approvato durante l’estate, che vede le università diventare fondazioni: enti privati che favoriranno solo il precariato che si verrà a creare al suo interno e faranno in modo che non ci sia nessuno a controllare le tasse studentesche che si alzeranno fino alle stelle. In poche parole il vero problema per il ministro sembra quello di salvaguardare la facciata cercando di compiere un omicidio della pubblica istruzione e del diritto allo studio.

La libertà di decidere

Galli della Loggia scriveva pochi giorni fa sul “Corriere della sera” un articolo sulla scuola pubblica italiana, inserendo l’italiano nelle materie del passato e la matematica in quelle del futuro, dimenticandosi però che i fondi destinati alla ricerca sono pressoché inesistenti e che chi ha una laurea in matematica è costretto ad andare all’estero per trovare lavoro. Il governo non favorisce i giovani, tanto meno la cultura. L’art.34 della Costituzione recita: “La scuola è aperta a tutti. I capaci e i meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno il diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi”. Ora sembra quasi che il governo voglia mettere mano anche sul diritto allo studio, decidendo al posto nostro a chi appartiene questo diritto e a chi no. Il sapere rende liberi, e purtroppo chi è libero è sempre stato un problema per i potenti.

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