mercoledì 16 luglio 2008

Betancourt: le ombre sulla liberazione e le prospettive


di Gianni Galleri


Dopo sei anni di prigionia Ingrid Betancourt è stata liberata. Il 2 luglio, l’ex candidata alle presidenziali in Colombia ha riacquistato la libertà. A qualche giorno di distanza ci sono però alcune cose non sono molto chiare e alcuni inediti scenari si aprono sul cielo del più martoriato dei Paesi dell’America Latina.


Luci e ombre sulla liberazione
Cominciamo dalla liberazione. La Betancourt viene liberata nel momento di minore popolarità del Alvaro Uribe. La magistratura di Bogotà stava per emettere un atto formale di impeacement legato alla seconda rielezione del Presidente colombiano. Il reato era quello di corruzione per ottenere la modifica della Costituzione, necessaria per un secondo mandato e che avrebbe inficiato la futura vita politica di Uribe. Modifica che per altro sta tentando per la seconda volta nel tentativo di prolungare il suo regno per una nuova legislazione. Con la Betancourt libera, nessuno si può permettere di criticare il Presidente che vende il suo appeal ai massimi storici.
Un altro aspetto molto significativo della vicenda è il cambiamento improvviso della strategia nei confronti delle FARC e dei prigionieri dei guerriglieri. Un cambiamento che fa ben comprendere l’urgenza dell’intervento e getta più di un’ombra. Se è stato così semplice, perché si è atteso così tanto per intervenire? E non solo. Alvaro Uribe, a causa anche dei suoi trascorsi personali (ha perso il padre a causa delle FARC) non ha mai creduto nel dialogo, preferendo lo scontro frontale con la guerriglia. Questo tipo di operazione tende così anche a delegittimare chi, come Chavez e Correa, ha sempre creduto che l’unico modo per uscire dall’impasse fosse quello di provare a comunicare con i guerriglieri, ottenendo gli unici risultati da diversi anni a questa parte.
Chi penserà a chi è rimasto nella selva?
Il terzo scenario che si apre è forse il più triste da dover raccontare. Chi si occuperà adesso dei prigionieri rimasti nella selva, adesso che i riflettori europei per la bella franco-colombiana si sono spostati su altri salotti? È duro da riconoscere ma se Ingrid Betancourt non avesse avuto un nome d’oltralpe, probabilmente nessuno ne avrebbe sentito parlare.
Il quarto aspetto da tenere in considerazione è l’uso mediatico che si sta facendo dell’ex prigioniera. Suo malgrado. C’è chi propone un Nobel, c’è chi la vede già seduta sulla più altra carica del Paese. Ma leggendo una sua intervista la prospettiva sembra essere completamente diversa. Innanzitutto si discosta da Uribe, poi tende la mano ai Presidenti di Venezuela e Ecuador. Toglie infine la responsabilità di tutti i mali della Colombia dalle mani delle FARC, dicendo che la guerriglia è effetto e non causa delle disuguaglianze e delle contraddizioni del Paese.

Infine un’ultima constatazione di carattere più informativo e generale. I quotidiani italiani che si spellano le mani nell’applaudire Uribe e nel proporne il terzo mandato, non erano gli stessi, che davano del dittatore a Chavez che faceva la stessa proposta? Anzi no, la forma della richiesta era radicalmente diversa. Uribe se ci riuscirà, lo farà dall’alto, con una modifica costituzionale, Chavez ha indetto un referendum popolare. Ma per i vari Ciai, Nocioni e compagnia bella, il primo è uno statista che è riuscito a liberare la Betancourt, il secondo un buffone con manie di potere..

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