lunedì 9 giugno 2008

L'ultimo sorpasso


di Roberto Scalia

Mancherà a tutti la graffiante ironia del grande regista italiano Dino Risi, morto sabato mattina nel suo appartamento di fronte allo zoo di Roma, all’età di novantuno anni. Nato a Milano, viveva nella capitale da molto, e in questi ultimi anni aveva continuato ad essere quello che aveva rappresentato attraverso i suoi film, non risparmiando critiche e battute ironiche nei confronti della società italiana e dei suoi protagonisti.




Dino Risi ha diretto molti film della storia del cinema italiano e mondiale, poche ore dopo la sua morte su i siti di giornali stranieri come El Pais, Le Monde, o il New York Times sono apparsi degli articoli in suo onore. Il quotidiano statunitense ricorda i film girati dal regista italiano con Sophia Loren e Marcello Mastroianni, ma anche Profumo di Donna con Vittorio Gassman, rifatto nel 1992 in America e che fece guadagnare al suo protagonista, Al Pacino, il suo unico Oscar. Il Sorpasso, con la coppia Gasmann e Trintignant, rimane di certo il suo film più riuscito e forse più visto. Un film che ha rappresentato forse il punto più alto della commedia italiana, in cui si racconta un viaggio di libertà di due persone completamente diverse l’una dall’altra in un’Italia in pieno boom economico.

Dino Risi si definiva un “libero pensatore”e non risparmiava battute ironiche e forse un po’ ciniche a nessuno dei suoi amici, per esempio anche con Gassman litigò. Tante sono state le donne, attrici e non, che sono passate nella vita del regista e tanti gli episodi simpatici e strani, che ha vissuto, raccontati nel libro del 2005, "I miei mostri", dove ha voluto far conoscere a tutti, non risparmiando nessuno e senza censure e con tanta sincerità, curiosi aneddoti della sua vita. Gli spettatori, hanno sempre amato i suoi film, che hanno dato lustro ai grandi attori italiani, come Alberto Sordi, indimenticabile ne “Il vedevo”, Ugo Tognazzi che con Gassman ha dato vita all’eccezionale film “I mostri”, per non parlare di Nino Manfredi con il quale affronta il tema della sessualità post ’68 con “Vedo Nudo”. Film che con il passare degli anni non hanno perso per niente il loro fascino, anzi ne acquistano sempre di più, perché sempre di più si sente la mancanza di un cinema capace di raccontare un paese. Risi lo ha saputo fare, ed è per questo che pesa così tanto dover dire: "Arrivederci Maestro".

1 commento:

Anonimo ha detto...

Mi hai chiesto un commento! ed eccolo! Di articoli su Dino Risi e ciò che ha fatto per il cinema italiano, ne sono usciti tanti in questi giorni, da riempire colonne di quotidiani. Quello che sarebbe interessante leggere è l'aspetto più critico del personaggio e ciò che ha realmente rappresentato per una innovazione cinematografica. Sei un buon giornalista ma stavolta hai toppato! :-)
Biancarosa