sabato 24 maggio 2008

Scajola: ritorno al nucleare per l’Italia


di Maria De Chiara

Le recenti dichiarazioni del ministro per lo sviluppo economico Claudio Scajola sulla volontà del governo di riproporre il ritorno al nucleare come unica e vera alternativa al petrolio, hanno sollevato un nuovo dibattito sulla possibilità o meno di ricostruire in Italia nuove centrali. Il ministro, intervenendo all’assemblea di Confindustria, ha annunciato che entro la legislatura partiranno i lavori di un gruppo di centrali nucleari di nuova generazione. Le sue dichiarazioni non lasciano dubbi: “Se in Italia in breve tempo non facciamo un piano energetico funzionale fra vent'anni si spegne la luce. Bisogna tornare al nucleare a tappe accelerate”.


D’altronde durante la campagna elettorale lo stesso Berlusconi più volte ha sottolineato l’importanza per l’Italia di un ritorno alle centrali nucleari come una scelta indispensabile. Non è da meno il ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo che non disdegna affatto l’opzione: durante la campagna elettorale fu la firmataria del patto per l’ambiente promosso dall’associazione Legambiente. Il patto chiedeva di sottoscrivere alcuni punti molto chiari sulle scelte future del nuovo governo per la tutela dell’ambiente, il neo ministro firmò tutti i tredici punti del patto con una sola nota da lei inserita, “Stefania Prestigiacomo (Pdl, non sottoscrive il rifiuto del nucleare)”, senza dubbio un punto non da trascurare soprattutto per gli ambientalisti. A queste dichiarazioni sono seguite le proteste delle vari associazioni ambientaliste italiane dichiarando inaccettabili e poco realistiche le proposte dei ministri.

Il no di Legambiente

Il presidente di Legambiente, Vittorio Cogliati Dezza, dichiara che parlare di nucleare è senza dubbio un costoso ritorno al passato, per l’associazione del cigno verde il futuro energetico dell’Europa si chiama eolico, solare, fotovoltaico, efficienza energetica. Dire nuova generazione - si legge sul comunicato stampa -lascia intendere che si sta parlando della “quarta generazione”, che è però ancora in una fase embrionale: se tutto va bene impianti di questo tipo saranno disponibili tra 20-25 anni. “Comunque sia noi siamo pronti, su questa vicenda, a una opposizione durissima – conclude Cogliati Dezza – li aspetteremo al varco: sarà davvero dura far diventare realtà la vecchia favoletta dell’atomo”.

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