giovedì 22 maggio 2008

Cinque prigionieri nel cuore di una grande democrazia

di Gianni Galleri

Antonio Guerrero Rodríguez, Antonio Fernando González Llort, Gerardo Hernández Nordelo, Ramón Labañino Salazar, René González Sehwerert sono nomi che alla maggioranza degli italiani non dicono niente. Sono nomi chiaramente ispanici, che potrebbero appartenere a cinque qualsiasi persone. E invece questi cinque nomi evocano a chi li conosce sentimenti di ingiustizia e di amore per la patria, di lotta contro gli oppressori e di diritti negati. Sarebbe bello che tutti conoscessero “la storia dei cinque” perché questa potrebbe aiutarci a capire che quando ci sentiamo così liberi, così democratici, così fieri di esportare il nostro modello altrove, dovremmo prima guardarci dentro, guardare dentro le nostre carceri e vedere tutte le contraddizioni, le angherie e le violenze che il nostro stesso sistema genera.

La storia dei cinque

I cinque sono rinchiusi da dieci anni nelle carceri di massima sicurezza statunitensi. Quali accuse hanno portato a questa carcerazione? Spionaggio e omicidio. E allora cerchiamo di fare un passo indietro. Contestualizziamo la vicenda e cerchiamo di capire meglio. Ci troviamo nella Miami anticastrista, che da sempre tiene in fresco lo champagne per festeggiare la morte di Castro. Cuba è sottoposta oltre al bloqueo, il leggendario embargo, anche al fuoco incrociato di veri e propri attentati, che fra l’altro costano la vita al giovane Fabio di Celmo. Il governo cubano decide di mandare cinque uomini negli Usa e per infiltrarli nelle maglie dell’anticastrismo terrorista, per tutelarsi contro eventuali attacchi. Come a volte capita i cinque vengono scoperti e arrestati, ma contrariamente a qualsiasi legge di diritto, degna di questo nome, vengono rinchiusi separatamente e in celle di massimo isolamento, al buio per interi e interi giorni. Un antesignano del trattamento Guantanamo.
Ma torniamo alle accuse. Spionaggio. Andare in un altro stato per evitare che questo attacchi il proprio con gruppi più o meno regolari tesi a destabilizzare il proprio governo può essere un atto da assimilare allo spionaggio? Più assurda ancora l’accusa di omicidio. All’epoca ci sono continue violazioni dello spazio aereo cubano da parte di un gruppo paramilitare statunitense chiamato i “Fratelli del Riscatto”. Con aerei privati sorvolano Cuba con obiettivi quantomeno intimidatori. Nonostante le continue richieste da La Habana di non ripetere la violazione, il gruppo continua a sconfinare e un giorno la contaerei abbatte due velivoli. I cinque vengono accusati di aver fornito informazioni a riguardo e di essere pertanto i responsabili dell’omicidio.

Una flebile possibilità subito spenta

Vengono condannati a pene bibliche. Qualche anno dopo sembra però che per loro si apra una possibilità. Il primo processo è ritenuto viziato dal clima irrespirabile di Miami, la giuria popolare non era in grado di giudicare correttamente. Ma la politica cambia di nuovo le carte in tavola. La vicenda di Elian Gonzales, il piccolo cubano conteso fra Usa e Cuba, ma restituito dallo stesso governo Usa a Cuba, contro il volere della comunità anticastrista, scatena rivolte per le strade e, a Miami, si assiste a scene di vera e propria guerriglia. I cubani esuli hanno bisogno di essere ripagati per il torto subito dall’Amministrazione Statunitense, solitamente così accondiscendente con loro. Il conto viene così presentato ai cinque. Il processo non si ripete e i cinque patrioti cubani vengono spediti in 5 carceri diverse in giro per gli Stati Uniti e ai loro familiari viene impedito di fare loro visita.
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