di Valeria Mencarelli
Prosegue senza sosta la corsa di Barack Obama ed Hillary Clinton alla candidatura democratica per le presidenziali USA di novembre. In uno degli ultimi martedì elettorali, quello delle primarie in North Carolina e in Indiana, gli obiettivi dei due candidati erano decisamente differenti: lui, dato per vincente in entrambi gli Stati, aveva l’occasione di chiudere definitivamente la battaglia con la sua avversaria ed aggiudicarsi la nomination; lei, al contrario, era chiamata a dimostrare che i risultati della Pennsylvania non rappresentavano solo un fuoco di paglia e che la partita è ancora aperta. Purtroppo per i due candidati, ma soprattutto per l’elettorato democratico, nulla di tutto questo è diventato realtà.
I risultati delle votazioni
Obama ha conquistato il North Carolina con 56 delegati, contro i 42 della Clinton, mentre lei ha ottenuto, in Indiana, una vittoria con poco più di 20mila voti e 37 delegati rispetto ai 33 del senatore nero. Sostanzialmente un pareggio, quindi, che rilancia il testa a testa tra i due e mantiene viva la debole speranza della senatrice per la convention di Denver. Nei discorsi pronunciati da entrambi alla fine della maratona, comunque, la polemica si attenua lievemente, e quella che rimane è soprattutto rivolta a McCain. Ma se Obama è già proiettato verso la lotta contro il repubblicano e alla ricostruzione dell’unità del suo partito dopo le divisioni degli ultimi mesi, la Clinton non perde l’occasione per un appello al comitato elettorale del Partito Democratico. La senatrice vuole che siano resi validi i voti di Florida e Michigan, stati in cui ha vinto, e che sono invece stati “squalificati” per aver anticipato il giorno delle votazioni.
Poche speranze per la Clinton
Ma a guardare la realtà con occhi oggettivi, i giochi sembrano già fatti. Ad Obama, infatti, mancano appena 200 delegati per raggiungere la quota che gli garantirebbe la candidatura (2025), mentre ad Hillary ne mancano ancora 350. Per battere il senatore afroamericano, dovrebbe ottenere almeno il 70% dei delegati e superdelegati ancora in bilico. Non sorprende quindi il consiglio che i vari analisti di BBC e CNN le dispensano ad ogni occasione: gettare la spugna ed abbandonare la corsa già da ora.
Obama ha conquistato il North Carolina con 56 delegati, contro i 42 della Clinton, mentre lei ha ottenuto, in Indiana, una vittoria con poco più di 20mila voti e 37 delegati rispetto ai 33 del senatore nero. Sostanzialmente un pareggio, quindi, che rilancia il testa a testa tra i due e mantiene viva la debole speranza della senatrice per la convention di Denver. Nei discorsi pronunciati da entrambi alla fine della maratona, comunque, la polemica si attenua lievemente, e quella che rimane è soprattutto rivolta a McCain. Ma se Obama è già proiettato verso la lotta contro il repubblicano e alla ricostruzione dell’unità del suo partito dopo le divisioni degli ultimi mesi, la Clinton non perde l’occasione per un appello al comitato elettorale del Partito Democratico. La senatrice vuole che siano resi validi i voti di Florida e Michigan, stati in cui ha vinto, e che sono invece stati “squalificati” per aver anticipato il giorno delle votazioni.
Poche speranze per la Clinton
Ma a guardare la realtà con occhi oggettivi, i giochi sembrano già fatti. Ad Obama, infatti, mancano appena 200 delegati per raggiungere la quota che gli garantirebbe la candidatura (2025), mentre ad Hillary ne mancano ancora 350. Per battere il senatore afroamericano, dovrebbe ottenere almeno il 70% dei delegati e superdelegati ancora in bilico. Non sorprende quindi il consiglio che i vari analisti di BBC e CNN le dispensano ad ogni occasione: gettare la spugna ed abbandonare la corsa già da ora.
3 commenti:
Il rischio reale è che questo accanimento della Clinton fino all'ultimo, porti ad un indebolimento dell'intero partito democratico nello scontro finale coi repubblicani. Desta molta preoccupazione al rigurdo, il come si comporteranno i sostenitori del candidato che risulterà sconfitto nei confronti del vincitore che andrà a competere nelle elezioni nazionali.
Daniele Zandonà
Condivido pienamente. Di buono c'è che sia Obama che la Clinton sembrano in vantaggio rispetto a Mc Cain, anche perchè il partito repubblicano con Bush sta raggiungendo i minimi storici di consenso, ed un altro repubblicano alla Casa Bianca sembra un po' improbabile.
VM
Non è certo la prima volta che un politico antepone i propri interessi personali e il proprio egoismo rispetto alle esigenze della gente che dovrebbe rappresentare. Sebbene la Clinton stia facendo il possibile per indebolire il suo stesso partito, dobbiamo comunque confidare nel buon senso degli americani.
Speriamo non vogliano fare la nostra stessa fine!!
SM
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