di Dario Abballe
Il fatto è della scorsa settimana, ma a distanza di qualche giorno vale la pena soffermarsi su quello che rischia di diventare un pessimo precedente per il modus operandi di chi ha appena occupato le cariche istituzionali. “Ovviamente dipende da ciò che si dice”. Questa, in sintesi la cronaca dell’accaduto durante le prime dichiarazioni dei gruppi parlamentari di questa legislatura: Di Pietro (deputato) chiede a Fini (presidente della Camera) di non essere interrotto dai colleghi deputati della maggioranza; l’intervento dell’ex segretario di An non riesce a sedare gli animi dell’emiciclo destro e, all’ennesima richiesta da parte di Di Pietro, risponde: “Onorevole Di Pietro lei non è nuovo dell’aula e sa che e' abbastanza naturale che ci siano interruzioni; ovviamente dipende da quello che si dice”.
La risposta
Di Pietro riesce freddamente e ironicamente a controbattere “Ah ecco! Ha ragione, ha ragione”. Quello che si è detto, chi l’ha detto e come è stato detto, fa necessariamente riflettere. Una frase; sette parole pesanti come un macigno. La carica ricoperta da Fini è talmente importante che non permette simili cadute di stile; ma il timore è che non sia semplicemente un problema di stile, di forma, ma di sostanza. Di fatto, una maggioranza con questi numeri, e con questo “garante” può mettere in pericolo la libertà di parola in Parlamento, lasciando intravedere l’ombra di un qualcosa che l’emiciclo sinistro della Camera non ha esitato a definire dittatura.
Nessun commento:
Posta un commento