di Valeria Mencarelli
Dopo la fiacca campagna elettorale nostrana, si torna a parlare di quella che negli ultimi mesi ha animato la stampa internazionale: la lotta fra Hillary Clinton e Barack Obama per la candidatura alle presidenziali. Se i repubblicani hanno già decisamente indirizzato la loro scelta verso John McCain, i democratici sembrano tutt’altro che uniti.
In attesa delle primarie del 22 aprile in Pennsylvania, roccaforte dell’elettorato democratico, nelle ultime settimane i due candidati politici non hanno perso occasione per rivolgersi accuse reciproche e provocarsi su argomenti vari. L’ultimo confronto è stato quello andato in onda lo scorso martedì sulla Abc, e seguito da oltre 12 milioni di telespettatori, dove i due democratici, però, erano irriconoscibili: la magia che ha fatto di Obama il probabile vincitore ed il sorriso che la Clinton ha sempre sfoderato sembravano essere svaniti, lasciando il posto a irascibilità e tensione.
A ognuno il suo
Sicuramente la colpa sarà stata anche delle polemiche che nelle ultime settimane hanno circondato entrambi i candidati. Obama ha dovuto prima fare luce sul forte legame che lo lega al pastore della sua Chiesa di Chicago, il reverendo Jeremiah Wright, che ha celebrato il matrimonio del politico e battezzato le sue due figlie, reo di aver maledetto l’America anche dopo l’11 settembre, e poi si è dovuto districare nella valanga di attacchi che lo ha investito dopo la sua gaffe sulla gente di provincia, che “si rifugia in Dio e nelle armi solo perchè frustrata”. Clinton, invece, si è trovata a dover difendere la sua credibilità, già in partenza incerta a causa del marito Bill, quando, dopo aver raccontato di aver rischiato la vita sotto il tiro di alcuni cecchini bosniaci, è saltato fuori un video che dimostra chiaramente la falsità dell’affermazione.
Un esito ancora incerto
In ogni caso, Obama può contare non solo sul sostegno della comunità afro-americana, ma anche su quello di vari personaggi del mondo del cinema e della musica (l’ultimo a schierarsi è stato Bruce Springsteen). La Clinton, al contrario, è forte del voto dei cattolici, che in America rappresentano circa un quarto dell’elettorato nazionale, e che sono stati la vera spina nel fianco per l’ex candidato democratico Kerry nella sfida contro Bush del 2004. Entrambi hanno comunque dichiarato che, chiunque otterrà la candidatura, a novembre il partito tornerà ad unirsi, rifiutando di fatto la proposta avanzata da Mario Cuomo, ex governatore dello stato di New York, di candidare a presidente chi arriva con più voti alla convention, lasciando il posto da vice al secondo. Per ora, i sondaggi parlano dell’ex first lady come la favorita in Pennsylvania, indicando però il senatore nero come vincitore a livello nazionale. Ma i sondaggi, lo sappiamo bene, non sono luogo su cui edificare incerte speranze.
A ognuno il suo
Sicuramente la colpa sarà stata anche delle polemiche che nelle ultime settimane hanno circondato entrambi i candidati. Obama ha dovuto prima fare luce sul forte legame che lo lega al pastore della sua Chiesa di Chicago, il reverendo Jeremiah Wright, che ha celebrato il matrimonio del politico e battezzato le sue due figlie, reo di aver maledetto l’America anche dopo l’11 settembre, e poi si è dovuto districare nella valanga di attacchi che lo ha investito dopo la sua gaffe sulla gente di provincia, che “si rifugia in Dio e nelle armi solo perchè frustrata”. Clinton, invece, si è trovata a dover difendere la sua credibilità, già in partenza incerta a causa del marito Bill, quando, dopo aver raccontato di aver rischiato la vita sotto il tiro di alcuni cecchini bosniaci, è saltato fuori un video che dimostra chiaramente la falsità dell’affermazione.
Un esito ancora incerto
In ogni caso, Obama può contare non solo sul sostegno della comunità afro-americana, ma anche su quello di vari personaggi del mondo del cinema e della musica (l’ultimo a schierarsi è stato Bruce Springsteen). La Clinton, al contrario, è forte del voto dei cattolici, che in America rappresentano circa un quarto dell’elettorato nazionale, e che sono stati la vera spina nel fianco per l’ex candidato democratico Kerry nella sfida contro Bush del 2004. Entrambi hanno comunque dichiarato che, chiunque otterrà la candidatura, a novembre il partito tornerà ad unirsi, rifiutando di fatto la proposta avanzata da Mario Cuomo, ex governatore dello stato di New York, di candidare a presidente chi arriva con più voti alla convention, lasciando il posto da vice al secondo. Per ora, i sondaggi parlano dell’ex first lady come la favorita in Pennsylvania, indicando però il senatore nero come vincitore a livello nazionale. Ma i sondaggi, lo sappiamo bene, non sono luogo su cui edificare incerte speranze.
1 commento:
Io spero vinca Obama e che diventi il primo Presidente di colore degli Stati Uniti d'America.
Un paese dove prima le persone di colore erano schiave dei bianchi e ora, grazie a persone come Martin Luther King posso coltivare un sogno.
Doc
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