martedì 15 aprile 2008

Il nuovo Parlamento: l'Italia che ha vinto e l'Italia che non ci sarà.


di Daniele Zandonà


E’ spiazzante, dopo tanti appelli concitati, dopo la foga di una campagna elettorale di una certa politica, vedere ora la pacatezza, le parole soppesate, quasi un certo rammarico da parte di chi ha vinto verso l'assenza della sinistra in parlamento. Meno rammarichi pubblici, ma anche se in misura minore fa riflettere un'altra assenza: manca anche la destra.


Un paese di centro

Sin dall'inizio della campagna elettorale, nel sentore generale, sotto i riflettori dei mezzi di comunicazione, la battaglia è stata prevalentemente quella tra Veltroni e Berlusconi. Centro-sinistra contro centro-destra. Che la differenza sia veramente minima, che si tratti sempre di centro, con alcune spolverate di destra o di sinistra sopra, il cittadino spesso non ne è a conoscenza. Il cittadino medio non sa che in fondo, il centro è quel luogo in cui si persegue la logica del libero mercato, il Pil, che poi non significa necessariamente più benessere. La persecuzione di una realizzazione umana attraverso il successo economico. Che poi sia infarcito di derive eccessivamente liberiste nel Pdl, o di qualche riguardo verso il sociale nel PD, non cambia che sempre della stessa cosa si parli: il libero mercato , il meccanismo attraverso il quale il valore di un uomo si misura in quanta ricchezza riesce ad accumulare. Fin dall'inizio la battaglia è stata tra i due partiti sopracitati, anche perchè questo libero mercato è l'unica forma di società che viene creduta possibile. Il cittadino medio non ha saputo che di alternative possibili ce n'erano tante altre, nella vera destra o nella vera sinistra.

L'Italia che ha vinto

Giusto o sbagliato che sia, né destra né sinistra saranno in parlamento nella nuova legislatura. Solo tanto centro. E questo forse proprio perchè il risultato sembrava già scritto, chiunque si votasse tra i due partiti “maggiori”. Tutto il resto, era buttare il voto.
Ha vinto Berlusconi, ma ha anche vinto una certa superficialità, quella di chi lascia decidere ad altri chi saranno le scelte possibili. Sull'alto tasso di astensione valgano poi le parole, sempre attuali, di Antonio Gramsci sugli indifferenti. Di nuovo l'Italia di chi se ne lava le mani, di chi lascia scegliere. Questa è l'Italia che ha vinto, e forse è proprio questa la battaglia da combattere d'ora in poi. Innalzare le coscienze, la partecipazione, la riflessione. La cultura ci salverà (forse).

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Io sono una di quelle che si è astenuta dal voto. Ma bada bene! non per indifferenza, ma perchè sin dalla elezione del governo Prodi, io dissi che sarebbe stata l'ultima volta che sarei andate alle urne con questa legge elettorale e che serviva una azione decisiva per smuovere le coscienze e creare i presupposti per una stabilità. Bè! io tutto questo non l'ho visto e, francamente non mi h convinto per niente, soprattutto la sinistra he tutto ha fatto, tranne che operare per la nascita di una forza proplsiva che partisse dal basso. Chiaro esempio sta nel fatto che gli operai e i sindacati hanno votato per la lega nod. E sai dove maggiormente si è sentita a forza della lega?.In Campania!!! Quindi, caro Daniele! Fatti non parole.

Anonimo ha detto...

Cara anonima, rispetto la tua opinione, anche se non la condivido del tutto. A sinistra c'è stato qualche partito nato dal basso per cambiare le cose, ad esempio Sinistra Critica (e bada bene, non è il partito che voto, ma ne riconosco il coraggio); chissà, forse con il voto di tanti astenuti come te avrebbe potuto avere un risultato migliore. Il mio pensiero è che se le cose vanno male, voltarsi dall'altra parte e disinteressarsene non farà che peggiorarle.
"libertà è partecipazione" (Giorgio Gaber)
Grazie per il commento

Daniele Zandonà