venerdì 7 dicembre 2007

Il Venezuela dice no

di Gianni Galleri

Il popolo venezuelano ha bocciato la proposta di riforma della Costituzione. Il voto ha sancito, seppur con un risicatissimo margine, che il Venezuela vuole com'è. Non vuole un Presidente rieleggibile all'infinito, non vuol perdere l'autonomia della Banca Centrale, ma non vuole neanche la riduzione dell'orario di lavoro.
Per Hugo Chavez è la prima sconfitta elettorale da quando, nel dicembre del 1998, fu eletto presidente della Repubblica venezuelana. È una sconfitta che dimostra come il processo del cosiddetto “socialismo del XXI secolo” non sia così semplice come si poteva pensare ma è stata anche una prova importante per il Paese, per l'opposizione e per il Presidente stesso che ha definito la sua sconfitta come “un esercizio di democrazia”.
L'astensione, il vero ago della bilancia
La vera chiave di volta, non è stata tanto quella manciata di voti che ha permesso all'opposizione di arrivare alla vittoria, quanto un'astensione che si aggira intorno al 44% e che ha dimostrato come anche fra le file dei chavisti non tutti fossero convinti che vincere sarebbe stata la miglior cosa.
Per l'opposizione invece è stato il primo trionfo dopo quasi dieci anni di sconfitte. Dopo aver sbagliato in molte occasioni, gli avversari del Presidente si sono presentati uniti, anche se continua loro a mancare una leadership forte e credibile agli occhi del popolo venezuelano. Infine per Chavez, la consultazione ha l'amaro sapore della realtà: la sua gente non è disposta a seguirlo ovunque.

Nessun commento: