venerdì 23 novembre 2007

Il circolo perverso della protezione mediatica



di Erika Gentile e Salvatore Scirè



“Se dovessero avvenire altri disordini la scelta non sarebbe quella di domenica sera che era un giorno speciale per la morte di questo ragazzo,e le forze di polizia decisero di evitare lo scontro fisico e di limitarsi a difendere le sedi”.
Sono state queste le parole di Giuliano Amato il 15 novembre dopo i funerali di Gabriele Sandri,il giovane tifoso laziale morto nelle prime ore della domenica mattina dell’11 novembre dopo il colpo infertogli dall’agente della polizia stradale Luigi Spaccarotella.In seguito ad una colluttazione tra pochi tifosi, gli agenti presenti all’autogrill dalla carreggiata opposta hanno deciso di intervenire.

Un tragico errore

Il questore di Arezzo, Vincenzo Giacobbe, ha giustificato l’accaduto definendolo “un tragico errore”.
Successivamente si è esposto proteggendo l’agente sull’intenzionalità dell’omicidio,mentre Spaccarotella ha dichiarato che il colpo mortale è partito mentre correva. Un colpo accidentale. Spunta la testimonianza di un agente di commercio,il quale presente al momento della sparatoria ha dichiarato di aver visto il poliziotto impugnare l’arma a braccia tese. Nonostante questo il questore, pur non escludendo una accusa più grave dell’omicidio colposo, ipotizza la volontarietà del poliziotto di mirare “magari alle gomme”: esclude la possibilità che un esperto poliziotto,con 11 anni di servizio alle spalle, possa uccidere volontariamente una persona.

Deja-vu

Ma lo stesso meccanismo di “protezione mediatica” del fatto venne applicato il 20 luglio 2001 dopo l’uccisione di Carlo Giuliani da parte di Mario Placanica. L’agente dichiarò di non aver sparato, di essere vittima di un circolo di fatti perverso, e troppo tardi si aprirono le indagini che finirono per scagionarlo. Una protezione che probabilmente ha dato il pretesto per scatenare gli atti violenti, che qualcuno ha definito terroristici a Roma, e del ferimento di 47 poliziotti, spostando così l’attenzione sulla brutalità dei sovversivi, come successe al Social Forum di Genova, creando un clima di generalizzazione e di condanna da parte dell’opinione pubblica e poca selettività dei fatti avvenuti.

1 commento:

Simone ha detto...

Benvenuti nel paese dove ogni singolo individuo può esprimere una suo commento sulle situazioni o fatti del momento, dalle notizie quotidiane alle ideologie. Dove pure essendo monitorato da tutti i possibili mezzi di comunicazione, privati e non, nessuno elemento statale ti dà ragione di esistere. A volte ne viene fuori un sospiro se ci scappa il ragazzo morto, ma son già pronti i giornalisti con le loro attrezzature a strappare un'opinione deliberata dal proprio editore, o chi per lui. Questo mondo lascia troppo spesso agire solo la voglia di interesse economico di qualcun altro sopra di voi, tanto se ne parla, se ne parlerà; che ci possiamo fare, noi.
Aspettiamo le prossime elezioni? Abbiamo fiducia nelle nostre istituzioni?
Viviamo a sostegno con la polizia o ci abbattiamo contro le guardie?
Condanniamo tifosi violenti e frustrati, i bulli dell'istituto tecnino troppo scatenati, le ragazzine che vanno in discoteca come delle sgualdrine.
Guardiamoci intorno: condanniamo la legalità, senza guardare altro che loro.
Viviamo così, in fondo ci piace essere in balia di enti inutili.
Ognuno ha il suo.