di Valeria Mencarelli
Sembrava che il cammino del Trattato di Lisbona verso la sua entrata in vigore avesse incontrato un altro ostacolo, ed invece l’Unione Europea ne ha appena superato uno non poco importante. Il portavoce del primo ministro britannico Gordon Brown ha infatti dichiarato la volontà del laburista di completare la ratifica del Trattato entro i prossimi giorni. L’affermazione arriva dopo che l’Alta Corte di Londra ha respinto la richiesta di un referendum popolare da parte di Stuart Wheeler. No, non è un politico, ma un imprenditore inglese che ha finanziato, con più di cinque milioni di sterline, il partito conservatore, all’opposizione ormai dal 1997 e con una lunga tradizione di leader antieuropeisti alle spalle.
Cos'è il Trattato di Lisbona
Il Trattato di Lisbona, i cui principi hanno l’obiettivo di avviare una profonda riforma per sfruttare appieno le potenzialità europee e affrontare i gradi temi di dibattito (sicurezza energetica, terrorismo internazionale, cambiamenti climatici), è stato redatto per sostituire la Costituzione Europea, bocciata nel 2005 dai no dei referendum francesi e olandesi, ed è stato firmato dai capi di governo lo scorso 18 ottobre. La ratifica poteva essere effettuata, dai governi nazionali dei 27 stati membri, sia per via parlamentare che per via referendaria. Gordon Brown, probabilmente influenzato dai risultati dell’ultimo referendum irlandese che hanno decisamente respinto l’adesione al Trattato, aveva già avviato le procedure parlamentari, se non poi doverle sospendere in attesa della decisione della corte. Le motivazioni che avevano spinto Wheeler ad intraprendere un’azione legale erano basate su una presunta “legittima aspettativa” del popolo britannico verso un voto popolare, cosa che Brown avrebbe promesso in occasione della defunta Costituzione Europea, e su una sostanziale similarità tra le due normative comunitarie.
Avanti verso la ratifica
La ratifica britannica quindi è andata avanti e, completa di firma della regina, potrà essere consegnata a Roma in attesa che i restanti Stati membri completino il processo. In Italia il voto è previsto per questa estate, dopo che lo scioglimento delle Camere e le elezioni anticipate avevano bloccato le procedure avviate dal governo Prodi. In ogni caso, nonostante il no dell’Irlanda e il rischio di altre rotture, il parlamento europeo prevede l’entrata in vigore dei principi del Trattato entro il 1° gennaio 2009, lasciando aperta la possibilità di un dibattito con le autorità irlandesi riguardo le loro richieste, in occasione della prossima riunione dei leader di governo prevista per ottobre.
1 commento:
brava e bella
bella e brava
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