di Serena Rosticci
Case completamente distrutte, bambini che giocano fra i detriti sparpagliati su tutta la strada, alberi e lampioni spezzati come fossero di burro e ora riversati sul terreno Questa è solo un’ angolazione della disperazione che sta attanagliando in queste ore la Birmania, paese distrutto dal ciclone Nargis. Il numero di morti non è ancora certo: se ne contano 80mila nella sola città di Labutta, mentre i dispersi arrivano ad essere oltre il milione e mezzo.
Di informazioni ne arrivano poche, e quelle che arrivano restano anonime, visto che la giunta militare che governa la Birmania non da visti ai giornalisti, così come non fa entrare gli aiuti dall’esterno, nonostante la gente si trovi in serie difficoltà, rischiando persino di morire di fame.
Un passo indietro per capire
Un passo indietro per capire
I grandi problemi della Birmania sono iniziati nel 1962, quando un’insurrezione guidata da un esercito di stampo comunista, con a capo il generale Ne Win, destituì il già fragile governo democratico indirizzando il paese sulla strada del socialismo. Dopo venticinque anni di declino economico la popolazione, ormai stanca, inizia quindi a manifestare contro il governo, ma questo non fece altro che portare alla morte di 3000 persone e al conseguente colpo di stato da parte del generale Saw Maung. L’opposizione allora, formò in fretta un partito di coalizione, la Lega Nazionale per la democrazia (NLD) capeggiata da Aung San Suu Kyi, figlia dell’eroe dell’indipendenza Bogyoke Aung San. E’ a questo punto che inizia per la donna una stagione di forte opposizione alla dittatura militare che la portò però a subire diversi arresti. I periodi di prigionia non riuscirono comunque a fermare il suo impegno per un paese democratico, impegno che la portò a ricevere il Nobel per la Pace. Il leader della NLD si trova tutt’ora agli arresti domiciliare in seguito a scontri violenti, avvenuti nel 2003, tra i suoi sostenitori una squadra di manifestanti pro-governativi durante una sua visita nel nord di Birmania.
La situazione attuale
In questo momento ci si ritrova ad osservare video dell’attuale primo ministro, il generale Thein Sen, mentre distribuisce generi di carattere alimentare, palesando quindi un’inesistente “normalizzazione” della situazione birmana. Questo mentre la gente lotta contro la fame e i visti tardano ad arrivare alle diverse ong che hanno pronti i primi aiuti. Ritardo che cela la volontà della giunta militare di farsi consegnare i beni di primo soccorso in modo da poterli gestire con i propri metodi, che altro non sono che quelli della rapina e del mercato nero, utile per l’arricchimento dei militari. Per ora l’unico passo verso un aiuto concreto è stato fatto dalla Francia, che ha chiesto al Consiglio di Sicurezza di dar l’ordine alle proprie squadre di entrare nel paese anche senza il permesso del governo locale, in nome della “responsabilità di protezione”. Importante ora è che tutti i governi si muovano nello stessa direzione, poiché restare senza muovere un dito vuol dire appoggiare la giunta militare birmana.
5 commenti:
Staremo a vedere se e quanto sarà possibile un tale intervento. Un'interferenza in una sovranità nazionale straniera, quando anche si tratti di una giunta militare, è sempre un evento di portata rilevante e spesso foriero di conseguenze non sempre piacevoli. Per lo meno la Francia è mossa da intenti umanitari e di soccorso e, soprattutto, sembra voler chiedere prima il consenso del consiglio di sicurezza. Quando gli Usa e l'amministrazione Bush vollero salvare noi occidentali dall'imminente minaccia delle armi di distruzione di massa irachene (ricordiamo quante ne hanno trovate!!), ritennero di poter agire anche senza tale consenso.
Daniele Zandonà
La questione è seria perchè d'altro canto se non si interviene in tempi strettissimi si rischia un ecatombe sanitaria di proporzioni bibliche: in condizioni simili le epidemie sono sempre dietro l'angolo pronte a sterminare ulteriormente la popolazione..
La giunta che governa la Birmania pare sottovalutare una situazione simile e sembra, a occhio e croce, palesemente sprovveduta e inadeguata a gestire l'emergenza. In questi casi è importante ristabilire da un lato i servizi fognari e ristabilire le linee dell'acqua (e potabilizzarla), dall'altro bisogna assolutamente fornire un supporto medico e nutrizionistico adeguato alla popolazione: al momento temo che i poveri birmani non abbiano nè l'uno nè l'altro..
Penso che uno dei motivi per i quali ancor in Occidente non ci si renda conto della vera natura di chi governa la Birmania, sia dato dal fatto che non c'è un cattivo. Non c'è una faccia, non c'è un nome, non c'è un Saddam, tanto per capirci, e così la Birmania non entra nell'agenda setting con la rilevanza che meriterebbe, e di conseguenza quello che ci arriva è un flusso di notizie lacunoso e incostante.
SC
proprio a lacunosità delle informzioni deve portare ciascuno di noi ad agire. Qui si tratta di vite umane che hanno bisogno di un intervento immediato.
Biancarosa
Verissimo quello che dici Biancarosa, ma purtroppo se non si viene informati dei fatti è come se questi non siano mai accaduti.
Tocca quindi a noi, il più delle volte andare a scavare in profondità lì dove i media non lo fanno, per cercare di capire e solo allora poter agire.
Serena Rosticci
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