venerdì 21 marzo 2008

La Cina tra l'indipendenza del Tibet e le Olimpiadi



di Serena Rosticci

Negli ultimi giorni si sta parlando molto di utilizzare l’arma simbolica del boicottaggio delle Olimpiadi di Pechino come protesta contro le continue violenze che stanno avvenendo in Tibet: non sarebbe la prima volta, questi i precedenti.
Montreal 1976. Pochi mesi prima dell’inizio delle Olimpiadi, la nazionale di rugby della Nuova Zelanda va in tourneè in Sudafrica, stato bandito dal movimento olimpico nel 1964 per le leggi a favore dell’apartheid. Tanzania e Congo chiedono, quindi, al Comitato Olimpico Internazionale l’esclusione della squadra neozelandese, ma il CIO non prende provvedimenti, giustificandosi con la mancata giurisdizione sul rugby. Non si presentano così all’apertura dei giochi 33 paesi e 300 atleti circa.
Mosca 1980. Nel dicembre del ’79 l’Unione Sovietica invia 70.000 uomini dell’Armata Rossa in Afghanistan, giustificando questa invasione con una richiesta del governo di Kabul in difesa dei ribelli musulmani appoggiati da Cina, Pakistan e Stati Uniti. L’attacco viene ripudiato dalle Nazioni Unite e l’amministrazione Carter decide di disertare le Olimpiadi di Mosca chiedendo agli alleati del blocco atlantico di allinearsi a questa decisione. Sono 75 i paesi a disertare i giochi.
Los Angeles 1984. Queste olimpiadi sono invece segnate dalla ritorsione sovietica al boicottaggio statunitense del 1980, manca tutto il blocco sovietico: i paesi comunisti, ad esclusione di Jugoslavia, Romania e Cina Popolare, non partecipano ai giochi olimpici.

Contro la violazione dei diritti umani


Decine di uomini muoiono ogni giorno in Tibet, un paese dove poche ore fa è calato il sipario mediatico, dove giovani che lottano con la non violenza per i loro diritti, vedono come risposta a manifestazioni pacifiche solo manganelli e sangue. Il Dalai Lama ha parlato di“genocidio culturale”, e alla domanda “Può lei fermare tutto questo?” ha risposto secco: “Io non ho questo potere”. In seguito ha affermato di essere pronto ad incontrare Hu Jintao, Presidente della Repubblica Popolare Cinese, per tentare di porre fine ad una repressione intrisa di sangue che sta dando il via ad un’ondata di proteste in tutta Europa. A Zurigo una manifestazione di circa un migliaio di persone ha portato a scontri con la polizia che si è trovata a dover utilizzare gas contro i manifestanti. A Parigi, come all’Aja, sono state sostituite le bandiere cinesi con quelle tibetane, mentre a Bruxelles le stesse bandiere sono state calpestate e si continua a chiedere il boicottaggio dei giochi.Ma nemmeno quest’ultimo sembra essere la soluzione al problema, almeno secondo Daniele Masala, medaglia d’oro del pentatlon individuale e a squadre a Los Angeles nel 1984, che boicottò le olimpiadi di Mosca nel 1980 e che ora commenta: “Io rimasi a casa, i sovietici in Afghanistan. E nel mondò tutto continuò come se il boicottaggio non ci fosse mai stato. Bisognerebbe boicottare il CIO che ha scelto Pechino come sede dei giochi”.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

In effetti l'unico sistema sarebbe di cambiare sede dell'Olimpiadi ma ormai è troppo tardi per "pure questioni economiche", ossia danni d'immagine, lavori svolti ecc...

La Cina è governata da una Dittatura, perchè di questo si tratta dove le notizie vengono selezionate dagli alti membri del Governo...ed è un esempio.

Ma l'Occidente sembra far finta di non vedere queste cose perchè preferisce averlo come Alleato commerciale, chiudendo gli occhi sulle barbarie che vengono commesse ogni giorno.

Il mondo è fatto di soldi...ed i diritti umani sono sempre calpestati.


Doc

Anonimo ha detto...

Caro Doc, la Cina non galleggia su un mare di petrolio, quindi non bisogna "esportare la democrazia" anche lì. Facile no?
Che grande amarezza

sc

Anonimo ha detto...

secondo me bisognerebbe cmq nonostante tutto far passare la fiaccola anke in Tibet anke se la cina lo impedisce